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Bignardi risponde a Casalino: “Sofri ingiustamente condannato, orgogliosa di lui”

La conduttrice dopo giorni di silenzio rivendica tutto quanto ha chiesto ad Alessandro Di Battista a “Le Invasioni Barbariche”, convinta che anche lui ne abbia tratto beneficio. Poi risponde all’attacco di Casalino.
A cura di Andrea Parrella
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Dopo dieci giorni la parola passa a Daria Bignardi, quando di acqua sotto i ponti ne è passata e il fuoco incrociato tra Movimento 5 Stelle e la cosiddetta Intellighenzia di sinistra sembra essersi pacato. La miccia, lo si ricorda, fu l'intervista ad Alessandro Di Battista a "Le Invasioni Barbariche", nella quale la Bignardi chiese, sul finire, in merito al padre che aveva sempre rivendicato il suo essere fascista. Una cosa che ha scatenato le proteste e gli attacchi da parte dei sostenitori del M5S, in testa Rocco Casalino, che qualche giorno dopo ha chiesto a Daria Biagnardi via web se lei invece fosse fiera di avere un suocero assassino, o mandante di un assassinio (riferendosi ad Adriano Sofri, padre di Luca, appunto marito della conduttrice). Per riassumere a pieno quanto accaduto quella sera, a generare grevi commenti ed offese alla Bignardi fu l'intervista appena successiva a Corrado Augias, che tra le altre cose definì il comportamento di quella settimana dei pentastellati come "squadrismo".

Detto questo, la Bignardi non aveva ancora parlato e lo ha fatto poche ore fa con una lettera pubblicata su Vanity Fair, nella quale rivendica la buona fede di un'intervista che a suo parere è riuscita ottimamente, che ha messo in risalto in senso positivo l'immagine dell'intervistato, un'intervista in cui quella domanda sulla fede politica del padre andava fatta:

Per me in una buona intervista lo spettatore conosce un po’ più a fondo la persona con cui parlo, attraverso le sue idee ma anche dettagli della sua vita, e ne intuisce la personalità e il profilo. Non sempre ci riesco, ma provo sempre a far emergere un lato meno conosciuto di chi intervisto, magari discutendo di cose di famiglia con un politico o di politica con un’attrice, oppure attraverso la distonia, l’uscita dai binari. Parlano tante cose, in un’intervista televisiva: gli sguardi, i gesti, il tono della voce. Subito prima dell’inizio del programma mi avevano portato un’agenzia che riferiva di una vecchia intervista, appena rimandata in onda alla trasmissione di Giuseppe Cruciani su Radio 24, nella quale il padre di Di Battista diceva di essere orgoglioso di essere fascista, di sentirsi un camerata e di sfilare in camicia nera. Subito mi sono chiesta: «Chissà che cosa pensa l’onorevole Di Battista delle idee di suo padre, chissà come le vive». Ho deciso quindi che verso la fine del nostro incontro gli avrei chiesto se quell’intervista radiofonica lo avesse messo in imbarazzo. Di Battista ha risposto, molto bene, che era comunque orgoglioso di suo padre. È sembrato più turbato quando gli ho domandato del suo passato di catechista.

Ha sofferto molto per gli attacchi sferrati sul web nei suoi confronti, che definisce "partigiani" e in buona sostanza poco obiettivi, che l'hanno spinta a non leggere più certi giornali per proteggersi: "Dopo le prime centinaia di parolacce ho smesso di guardare Twitter e Facebook per una settimana, e degli articoli del Fatto, Libero e il Giornale ho letto solo i titoli e qualche passaggio. Non lo faccio per senso di superiorità o per freddezza, meglio specificarlo, ma solo per proteggermi. Ovviamente rimango male a leggere cose piene di pregiudizi e livore, spesso false, anche se ne capisco i meccanismi e so che non parlano di me, ma di chi li scrive: cerco di difendermi non leggendo e non rispondendo, aspettando che passi. So bene che rispondendo darei (e darò anche con questo articolo) nuova benzina al fuoco eccitato di quelli che hanno pagine da riempire e nemici – secondo loro – da combattere. Ancora non ho ben capito perché da anni questi giornali – sempre gli stessi – mi attacchino a ogni occasione, ma avranno i loro motivi. Penso che non ce l’abbiano veramente con me, a parte un paio di personaggi un po’ fissati, ma con quello che ai loro occhi, non conoscendomi, rappresento. Solite tristi faccende tribali, all’italiana".

E sottolinea anche come abbia ritenuto sacrosanto non modificare la scaletta per il timore che Augias potesse dire qualcosa sull'ospite che l'aveva appena preceduto, confessando nella lettera di non aver nemmeno pensato a questa eventualità, perché se lo avesse fatto, allora quella sì che sarebbe stata censura:

Anche il fatto che l’intervistato successivo fosse Corrado Augias è stato un caso, la sua intervista era fissata da mesi, vivendo lui a Parigi, mentre quella al politico era stata decisa pochi giorni prima. Mica potevo mettere qualcuno tra Augias e il politico nel timore che il primo criticasse il secondo: questa sì sarebbe censura. E poi confesso di non averci nemmeno pensato, anche perché avevo invitato Augias per parlare del suo libro sulla Madonna. Ma sia la mia domanda sia la vicinanza all’intervista di Corrado Augias – che ha detto quel che gli pareva, e ci mancherebbe che non potesse farlo – sono state viste dai dietrologi come un complotto contro il politico (una settimana dopo è successa la stessa cosa e Severgnini ha detto cose molto più severe su Casini che lo aveva preceduto: ma naturalmente nessuno ha detto che non avrebbe dovuto).

Dopo aver ricordato quanto scritto in un suo libro di qualche anno fa, ovvero che anche suo padre era un fascista e questo non le ha impedito di volergli bene, Daria Bignardi ha infine risposto a Rocco Casalino e a quell'attacco che ha trovato pretestuoso, sollevando per la verità una questione che, per fatti storici, sta a cuore non solo alla famiglia Sofri ma a molti italiani, ovvero l'ostentata convinzione di innocenza nonostante una condanna che lo ha definito colpevole (ecco la risposta dello stesso Adriano Sofri a Casalino):

Quanto alle cose che ha scritto sul blog di Beppe Grillo Rocco Casalino, confesso che mi hanno fatto provare dispiacere per lui perché, oltre a non avere capito che l’intervista che aveva organizzato aveva funzionato, ha dimostrato di non sapere nulla della vicenda che citava, come tanti italiani del resto. Non mi ferisce leggere che mio suocero sarebbe un assassino perché non lo è. Sono orgogliosa di avere come nonno dei miei figli un uomo che ha ingiustamente subito una condanna a 22 anni di carcere per qualcosa che non ha commesso, e che è sempre rimasto – nonostante le ingiustizie e tutto quel che di terribile ha subito – la persona straordinaria che è. Questo è quel che è successo, che ho pensato e che provo, per chi è interessato a saperlo.

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