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Bersani indignato dagli insulti sessisti a Carola Rackete: “Se ero lì scappava il cazzotto”

L’ex ministro e leader del Partito Democratico, ospite a “In Onda”, contesta al ministro Salvini e al governo il silenzio sulle frasi vergognose lanciate all’indirizzo della capitana della SeaWatch, cui è stato augurato lo stupro: “Lo voglio dire al ministro degli interni di stare attento, perché o qualcuno ci mette un argine o, prima o poi, si viene alle mani”.
A cura di Andrea Parrella
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La prima puntata di "In Onda", il contenitore estivo di La7 condotto da David Parenzo e Luca Telese nello spazio solitamente destinato a "Otto e Mezzo", ha ottenuto subito un ottimo riscontro in termini di ascolti. La coppia alla guida del programma, confermata per il terzo anno consecutivo, ha intervistato l'ex esponente di punta del Partito Democratico Pierluigi Bersani, interrogandolo sui temi di attualità politica cogenti in queste settimane, dallo stato del centro sinistra alla qualità dell'opposizione, in un dibattito che si è incentrato prevalentemente, e per forza di cose, sul caso Sea Watch che ha catturato l'attenzione dell'opinione pubblica in questi giorni.

E Bersani, che ha sempre fatto del suo linguaggio schietto e genuino un fattore distintivo della sua comunicazione politica, non ha glissato su uno degli aspetti che più ha suscitato sdegno rispetto alla questione SeaWatch, ovvero i disgustosi insulti sessisti giunti all'indirizzo della capitana Carola Rackete da parta di alcuni cittadini di Lampedusa. Bersani stigmatizza i fatti e soprattutto contesta alla maggioranza di governo la mancata presa di posizione in merito alla questione: "Né in questo caso, né in altri, abbiamo avuto un ministro dell'Interno e un governo che si siano sentiti in dovere di commentarla questa cosa, di affrontare una vicenda cercando di evitare che si venga alle mani". Ma non è tutto, Bersani prosegue: "Perché io lo dico chiaramente, se io sono lì con quello che dice ‘ti stupro', mi scappa il cazzotto subito".

Infine Pierluigi Bersani lancia un monito che sa di avvertimento all'esecutivo e a quello che in questo momento è indiscutibilmente l'esponente principale, il ministro Matteo Salvini: "Lo voglio dire al ministro degli interni di stare attento, perché o qualcuno ci mette un argine o, prima o poi, si viene alle mani".

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