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Benigni e Rai, la coppia funziona: riusciremo mai ad andare oltre?

E’ meritatamente una primadonna del servizio pubblico: ogni qualvolta Benigni sia sul piccolo schermo la Rai stende il tappeto rosso. Il servizio pubblico comincerà, prima o poi, a sostenere anche ciò che non vive già di luce riflessa?
A cura di Andrea Parrella
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Quindici anni. Tanto è passato da quando La Vita è bella invase le sale italiane e internazionali e concesse a Roberto Benigni di entrare di diritto nel novero dei grandi. Non che prima non ne facesse già parte, ma è certo che quel film sia stato la conferma istituzionale di questo riconoscimento. Quando il film fu trasmesso per la prima volta in televisione tenne attaccati allo schermo 16.080.000 di telespettatori: in assoluto il dato d'ascolto più alto per un film nella televisione italiana. Ma Benigni è una fonte inesauribile e, va detto, è uno dei prodotti dei quali la Rai sembra riuscire a servirsi con maggiore intelligenza. I tempi di programmazione sfruttati, i lanci fatti dall'azienda per gli eventi di cui il regista e attore è protagonista, sono assolutamente impeccabili.

Ieri sera il film, riproposto in occasione della giornata della memoria, ha collezionato più di sette milioni di telespettatori ed ha imperato nelle discussioni sui social network, protagonista di un parlar comune partito con un treno pubblicitario che era cominciato da oltre una settimana. Segno distintivo che la Rai comprende il valore di un bene del quale può disporre. Il problema è proprio questo, ovvero la valorizzazione di ciò che ci si ritrovi fra le mani. Ed è indubbio che Viale Mazzini, negli ultimi anni, abbia dimostrato defaillances proprio in questa attività, potendo disporre di reperti storici e materiale umano e artistico "interno" che da soli potrebbero riempire interi palinsesti, ma che l'azienda evidentemente sottovaluta, disperdendo e sperperando grosse risorse per programmazioni non proprio consone, evidentemente per logiche aziendali ignote.

Un po' di amaro in bocca proviene dal fatto che, quando si parla di Benigni l'azienda è in prima fila, lì dove la sponsorizzazione quasi non avrebbe senso, visto che il prodotto potrebbe viaggiare da solo. Mentre ci si contenta dell'ennesimo risultato strepitoso di cui l'attore toscano potrà vantarsi, al nuovo corso della gestione Rai, contrassegnato da un'amministrazione tecnica e dalle nuove nomine dei direttori di rete, si chiederebbe esattamente di fare ciò che nel recente passato non è stato fatto: valorizzare tutto quello che si può rischiare di ritenere cianfrusaglia, ma che non lo è. Senza chiaramente dimenticare mai i pezzi pregiati, come Roberto Benigni.

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