Beatrice Arnera, parla Agata della serie tv: “Buongiorno Mamma merita la seconda stagione”
Beatrice Arnera è una delle protagoniste della fiction "Buongiorno, mamma!", in onda dal 21 aprile su Canale 5. A metà del percorso, con la messa in onda della terza di sei puntate, l'attrice che nella serie scritta da Elena Bucaccio interpreta l'affascinante e misteriosa Agata si racconta a Fanpage.it: "Amo questa serie perché tutte le volte che pensi di aver capito l'intrigo, sconvolge di nuovo tutte le tue certezze". Una seconda stagione è possibile per l'attrice: "I personaggi sono pronti ad esplodere come bombe a orologeria, sarebbe interessante vedere come evolvono".
Partiamo proprio dal tuo personaggio, Agata. Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime puntate?
Uh. Tutto e se possibile anche di più. Agata è un personaggio pieno di contraddizioni, è una donna sofferente, un po' arrabbiata per le strade che la vita ha scelto per lei. Coraggiosa, vogliosa di verità e di giustizia. Tenebrosa si, ma buona. Con il cuore pesante che urla "vi prego, che qualcuno mi ami!". “Buongiorno, Mamma!” non è quel tipo di serie che ti lascia intravedere il finale. Tutte le volte che pensi di aver capito l'intrigo, esce qualcosa che sconvolge tutte le tue certezze.
Come si mette in scena questa incertezza?
Un personaggio ben scritto è come un bel vestito di sartoria. Elena Bucaccio ha scritto il personaggio di Agata con una tale cura e un'attenzione ai dettagli che mi ha concesso di entrare in quella ragazza con grande comodità e per questo la ringrazio molto. Tanto dei personaggi che mi trovo a dover interpretare è "rubato", da conoscenti, da quella ragazza che ho visto quel giorno alla fermata del bus, o anche da personaggi di altri film a volte.
L’ispirazione è fondamentale, quindi.
Un grande maestro un giorno mi disse "Copiare è meschino. Citare, se fatto bene, è una grande prova di studio". Mi succede di attingere anche dalla mia vita personale per passaggi di temperamento o di emotività. In generale osservo, rubo, assorbo dal genere umano. Dovevo fare l’antropologa.
Il successo di ascolti di Buongiorno, mamma! è sotto gli occhi di tutti. Quale pensi sia il segreto di questa fiction?
Ma sai, il "segreto del successo" per me non esiste. Esiste però il lavoro di tanta gente che si rimbocca le maniche, che crede in un progetto e ci mette ogni singolo centimetro di cuore e di amore che ha a disposizione. E tutte le cose fatte con amore sono sempre "più buone"! Buongiorno Mamma racconta una storia ricca di sfumature, di quotidianità, di famiglia, di malattia, di amori e contrasti che tutti noi nella vita almeno una volta ci siamo trovati a vivere, quindi credo che questa serie piaccia perché riesce a toccarci da vicino, per motivi diversi, ma in maniera diretta, semplice, con personaggi molto reali.
Com'è stato vivere il set?
Ero felicissima quando ho incontrato il resto del cast. Matteo Oscar Giuggioli è un fratellino che mi porto dietro dall'esperienza stupenda di Un passo dal cielo, quindi ci saltammo letteralmente addosso dalla felicità quando ci rincontrammo su Buongiorno Mamma. Serena Autieri, oltre ad essere un'amica da tanti anni, aveva interpretato la mamma di Klaus sempre in Updc, insomma, già così mi sentivo a casa, in famiglia. Poi con le ragazze (Giannetta, Funari, Francesconi, Egitto) e tutti gli altri attori è stato subito amore "a prima lettura”.
Agata è legata a doppio filo con il personaggio di Guido: com’è lavorare con Raoul Bova?
Raoul è un professionista di una generosità e una preparazione disarmanti. Avevo avuto il piacere di lavorare con la sua compagna, Rocio, che stimo e a cui voglio un gran bene, e trovo che entrambi siano persone straordinarie. Con Raoul abbiamo fatto grandi risate poi, la stanchezza sul set a volte gioca brutti scherzi e può succedere che parta quella che io chiamo "la coglionella" e allora giù a ridere. È stato davvero un onore e un piacere lavorare con lui.
Alla luce di questo successo, pensi che Buongiorno, mamma! possa avere una seconda stagione oppure è stata concepita come una serie autoconclusiva?
Io spero con tutto il cuore che abbia un seguito di stagioni, i personaggi sono pronti ad esplodere come bombe a orologeria, sarebbe interessante vedere come evolvono, sia da spettatore che da interprete!
Prima hai parlato di Un passo dal cielo. Conservo di te un buon ricordo con il personaggio di Valeria Ferrante. Pensi di poter tornare in quella fiction?
Grazie. Speriamo…chissà…non si può mai dire nulla di certo in questo mestiere.
Ti ricordo nel film d'esordio dei The Jackal: cosa ti ha lasciato quella esperienza?
Amici straordinari, in primis. E sicuramente uno stampo nel mio cuore bello evidente con su scritto "Napoli".
Non solo attrice ma anche cantante. Sei cresciuta nella musica: parliamone.
Beh, aiuto, ci provo. Mia madre (Silvia Gavarotti, ndr) è una cantante lirica, i primi anni della mia vita li ho passati in tournée con lei, nei più grandi teatri d'Italia. Mio padre fa il commercialista ma è un grande conoscitore della musica, tutta, ed è un "musicista da collezione", nel senso che compra tutti gli strumenti che esistono e non ne suona uno. Quindi volente o nolente, alla fine canto anche io, pop, musical ma anche lirica. Ho studiato un po' con mia madre ma anche con altri insegnanti di canto e mi sono fatta il mio piccolo repertorio lirico di cui vado molto fiera, ammetto. Mio nonno (Giovanni Gavarotti, ndr) è stato un grande archettaio: costruiva archi per viola, violino e violoncello, e suonava la chitarra come un dio, ha trasferito a tutti noi la passione per la musica flamenca, gitana.
Suoni?
Sì, suono anche io la chitarra ma mi accorgo che sto versando più sul bossanova, ho un vero debole per João Gilberto, de Moraes, Jobim e giù di la. Quindi, ecco, se venite a cena a casa e ad un certo punto vedete tutti componenti della mia famiglia con una chitarra in mano, nacchere e urletti vari, niente paura, non siete caduti nel cartone Coco, è la nostra malattia per la musica manouche.
A cosa non rinunceresti mai in questo momento?
Alla mia famiglia. Che è composta anche di persone amiche, non solo parenti. La famiglia, in questo momento della mia vita, è la cosa di cui sento di avere più bisogno in assoluto. L'amore di un posto sicuro, gli abbracci, la fiducia, i sorrisi senza sovrastrutture.