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Assuefazione da Affari Tuoi, quando si è rapiti dall’abitudine

Giunto all’edizione ennesima, il format è una scienza esatta. Studiato per essere seguito in ogni momento si accenda la tv, raccatta la maggior parte di spettatori dalla fascia degli abitudinari.
A cura di Andrea Parrella
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La più grande invenzione degli ultimi quindici anni di televisione è stata quella di formulare il concetto di "access", ovvero quei programmi che fanno da apripista alla prima serata. In Italia, dove la prima serata ha subito progressivamente un sempre più cospicuo processo di fuso orario, il prime time comincia, in alcuni casi, non prima delle 21h15, un assist perfetto al sonno dei più, che giustamente rischia di sopraggiungere prima che un film, una fiction o un talk entrino nel vivo.

Da noi l'access ha assunto due forme: quella dell'intrattenimento misto a informazione, con l'immortale Striscia, e il gioco a premi, con Affari tuoi (con la variante recente de I soliti ignoti). Del primo si può dire poco, assurto negli anni a forma indispensabile di pubblico servizio. Sul secondo possiamo fare una piccola considerazione. Affari tuoi ha cambiato quattro conduttori, la sua formula è variata pochissimo nel corso dei sette anni di carriera. E' stato elemento di aggregazione familiare, bisognerebbe ricordarsi la sindrome da Lascia o raddoppia che provocò durante la sua prima edizione, quando la scalata al pacco di un milione era ancora un'impresa.

L'edizione di Bonolis fu francamente piacevole per quella sua dote innata di giocare col concorrente, studiata o spontanea che sia. Poi i suoi successori si sono trovati tra le mani un cavallo di razza, qualcosa che era difficile non concepire come oro colato e sono giustificati nell'aver accettato a condurlo. Ma Affari tuoi ha perduto ogni elemento di novità, qualunque senso d'esistere già da quando è divenuto format, utilizzabile da chiunque. Ho l'impressione che il trucco sia divenuto, col tempo, quello di fare sempre meno rumore, non dare noia e non farsi notare.

Ieri sera, a tavola, mia madre, casualmente infastidita, mi ha chiesto:"Secondo te come mai non pensano a qualcosa di nuovo, non capiscono che siamo stanchi della stessa cosa dopo tanti anni?". Ho provato ad accennarle alla sua abitudine ad usare la tv come oggetto di compagnia, molto spesso soprassedendo sui contenuti, che Affari tuoi costava poco e teneva sintonizzate tante persone a cena anche seguito a spezzoni, poiché non necessita una visione attenta: in qualunque momento lo osservi, puoi seguirlo. Ho accennato al fatto che, pur facendo quella conversazione, eravamo ugualmente sintonizzati su Rai Uno all'ora dell'access. Poi la cena è terminata e così, per maledetta abitudine il canale è rimasto quello, per seguire la solita fiction targata Rai, in due puntate, domenica e lunedì. L'ennesima fiction ambientata in Sicilia, molto in voga in questi tempi di Onore e rispetto.

Affari tuoi avvia alla gancrena l'attenzione del pubblico, con la sua formula limita la libertà di scelta dello spettatore, che non trova motivi plausibili per cambiare canale, quindi ci resta. Leggendola con questi toni apocalittici, si potrebbe concludere che Affari tuoi, viste le sue qualità oppiacee, sia un perfetto strumento di anti-democrazia. E pensare che non è nemmeno il peggior prodotto della tv nostrana.

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