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Arcigay contro Riccione, film prodotto dalla Rai: “Omofobo e sessista, gay diventano macchietta”

Marco Tonti, presidente dell’Arcigay Rimini, si scaglia contro il film web Riccione, prodotto dalla Rai e patrocinato dal comune di Riccione: “Infarcito di luoghi comuni, omofobia e sessismo”. E chiede alla televisione di stato, al comune di Riccione e a Durex, che ha sponsorizzato il progetto, di riparare.
A cura di Stefania Rocco
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Dopo la bocciatura del partito democratico della Perla Verde, “Riccione” incassa un’altra stroncatura, quella dell’Arcigay di Rimini. Il presidente Marco Tonti si è scagliato contro la Rai, Durex e il comune di Riccione per avere rispettivamente prodotto, sponsorizzato e patrocinato il film web della durata di 40 minuti realizzato per promuovere il turismo nella riviera romagnola. Tonti boccia il linguaggio del filmato e il messaggio trasmesso, ritenendo promuova una visione stereotipata del mondo omosessuale:

Una visione imbarazzante quella dello spot di 40 minuti prodotto da RAI Pubblicità e patrocinato dal Comune di Riccione. Un concentrato di macchiette, luoghi comuni, stereotipi, sessismo, omofobia, machismo, body shaming, condito con una recitazione penosa e una comicità che al confronto Gerry Calà (quello di “libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi”) pare Pirandello. Un inno alla piattezza delle emozioni, allo stordirsi di alcol, al maschilismo predatorio (i protagonisti sono tutti maschi, le donne hanno solo la funzione di oggetto sessuale), il tutto infarcito da una violenza più o meno suggerita e allusioni sessuali da due soldi. Roba che sarebbe stata di bassa lega perfino negli anni ’80.

Durex e Riccione coinvolti nel progetto

Tonti punta il dito contro il comune di Riccione: “Il personaggio gay è rappresentato beceramente come il solito stereotipo-macchietta molesto che ci prova con tutti, lancia sguardi allupati ai protagonisti ed oggetto continuo di disprezzo e infamie (“Occhio malocchio prezzemolo e finocchio”). Un destino davvero misero per quella Riccione che era stata la capitale europea del turismo gay fin dagli inizi del 1900, lo stesso turismo gay che ha contribuito in modo determinante alla sua fama”. E sul contribuito di Durex aggiunge:

È sbalorditivo che un’azienda come la Durex abbia sponsorizzato un tale pezzo di cialtroneria omofobica e sessista (peraltro non viene nemmeno suggerito l’uso del profilattico nelle prime scene dove uno dei protagonisti, ubriaco, avvicina una sex worker; almeno quello di proteggersi durante il rapporto sarebbe stato un messaggio utile). Il product placement della Durex è invece attaccato allo specchietto retrovisore, cioè al caldo e sotto il sole diretto che è proprio il modo migliore per danneggiare i profilattici e renderli meno sicuri. Non consideriamo poi che la Durex ha spesso sponsorizzato i pride e combattuto omofobia e sessismo, e ritrovarsi in un video di questo tipo non le gioverà di certo e ci aspettiamo da parte di Durex (e degli altri sponsor e della RAI) una riparazione a questo brutto scivolone.

Linguaggio che non converte

Infine, Tonti analizza la finalità della realizzazione del video, bocciandone il linguaggio e le intenzioni: “È scandaloso che il Comune di Riccione abbia patrocinato questo spot e che l’assessore Caldari sia perfino riuscito a vantarsene sostenendo che l’obiettivo era l’uso di un linguaggio rivolto ai giovani (ai giovani maschi, evidentemente). Solo chi non capisce niene di giovani può pensare una cosa del genere, ma d’altra parte sono anni che Riccione fa la guerra al turismo giovanile, sul quale oggi possono mettere una pietra tombale”. E conclude:

Purtroppo però nessuna sorpresa. Quando Riccione nega per anni il patrocinio al Rimini Summer Pride, la grande manifestazione per i diritti LGBT della Romagna, definendolo “una carnevalata” ma concedendolo ai convegni ufologici, la linea culturale pare già ben delineata. Patrocinare uno spot come questo, omofobico, sessista, machista e volgare, è una naturale evoluzione di questa linea. Questo video è una pessima pubblicità per tutta la riviera e un danno notevole per quelle città che cercano di qualificarsi come luogo accogliente e paritario per tutti e tutte, un luogo sicuro e civile, progredito ed educato, LGBT friendly e rispettoso. Cioè il contrario di quanto rappresentato in questo spot.

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