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Antonio Caprarica lascia la Rai: “Mi perseguitano, li porterò in tribunale”

Lo storico corrispondente Rai da Londra, Antonio Caprarica, ha annunciato di essersi licenziato dalla Rai a causa di “crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili ed offensivi”.
A cura di Fabio Giuffrida
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Antonio Caprarica è uno dei volti storici del giornalismo, ovvero il corrispondente Rai da Londra che oggi ha detto basta alla tv di stato. E non è finita qui: ha annunciato pure azioni giudiziarie nei confronti dell'azienda di Viale Mazzini denunciando senza mezzi termini "crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili e offensivi". Caprarica in passato ha lavorato per l'Unità e successivamente per il quotidiano romano Paese Sera, per poi sbarcare negli anni '90 in Rai nel quale si è occupato fin da subito di politica estera. E' stato inviato in Afghanistan, a Baghdad, a Gerusalemme, in Israele ed è stato corrispondente del Tg1 nei paesi mediorientali. Nel 1993 è stato trasferito a capo dell'ufficio di corrispondenza Rai di Mosca mentre nel marzo 2006 è volato a Parigi. Nominato direttore del Giornale Radio Rai e di Rai Radio Uno nel 2006, quattro anni dopo è ritornato nella sede di corrispondenza britannica della tv di stato. Queste le parole del giornalista che ha deciso di lasciare la Rai:

Non avrei mai immaginato di lasciare in questo modo l'azienda della mia vita, dopo un quarto di secolo di servizio onorevole e immacolato in ogni angolo del mondo. Troncare questo rapporto con effetto da oggi, come ho appena comunicato alla direzione del personale, è per me l'unica possibilità di immediata reazione alle crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili ed offensivi […] Ho respinto finora gli attacchi rivoltimi, dimostrandone l'infondatezza, ma né la mia salute né la mia dignità mi consentono di rimanere ulteriormente in Rai. Purtroppo la mia vicenda illustra drammaticamente l'assenza di qualsiasi organo aziendale di garanzia per i lavoratori giacché il consiglio d'amministrazione, da me informato su ogni passaggio della persecuzione, ha preferito voltarsi dall'altra parte piuttosto che chiedere spiegazioni al direttore generale.

Trascinerà la Rai in tribunale:

Non mi resta, con profonda amarezza, che sbattere la porta e andare dritto nelle aule dei tribunali chiedendo ai giudici la tutela dei miei diritti e della mia onorabilità contro il vertice Rai che dev'essere ricondotto al rispetto delle regole. Bisognerà battersi per assicurare, in questa situazione, un futuro al servizio pubblico, e io continuerò a farlo da cittadino e da giornalista.

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