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Angelo Guglielmi, storico direttore di Rai 3: “La Rai è un’azienda morta”

Ha inventato televisivamente personaggi come Santoro, Dandini, Fazio e Chiambretti. Della Rai di oggi, Angelo Guglielmi salva solo Montalbano: “Le fiction degli ultimi decenni un po’ fanno pena e un po’ fanno ridere. Almeno costano poco”.
A cura di Andrea Parrella
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Si sa, la discussione sulla qualità dei prodotti Rai è croce e delizia della popolazione italiana. Alle sorti del servizio pubblico e alla funzione culturale cruciale che la Rai detiene e che dovrebbe onorare al meglio sarebbero disinteressati i più, se di mezzo non ci fosse una cosa chiamata Canone Rai (da quest'anno in bolletta elettrica, ma esiste una via legale per non pagarlo), che puntualmente accende le polemiche sulla levatura del prodotto televisivo offerto. Ma alla fine, chi può dire davvero come dovrebbe essere la Rai, ed eventualmente come non è? Diciamo che il diritto potrebbe arrogarselo uno degli storici direttori di Rai 3, oltre che critico letterario ed intellettuale di spicco del ‘900. A lui va riconosciuto il merito di aver promosso format storici del piccolo schermo italiano e aver scoperto personaggi come Santoro, Dandini, Fazio, Chiambretti e Ferrara. Ebbene, in un'intervista al Fatto Quotidiano Guglielmi ha rivelato il suo pensiero sulla Rai di oggi, descivendo un quadro a dir poco avvilente:

La Rai di oggi è un'azienda morta. Non produce nulla. Non crea lavoro. Esiste solo per la sua stessa sopravvivenza. In Italia gli operatori di cinema e tv, Rai compresa, sono 47.000. In Francia il doppio. In Inghilterra più del triplo. Nonostante questo, la Rai ha un indice d'ascolto più alto di Mediaset, gli sponsor pagano bene e quindi nessuno si azzarda a inventare niente. Ci si appoggia a quel che c'è già e che funziona perfettamente come Sanremo e si comprano formar esteri. La Rai non ha altra preoccupazione che fornire un pasto indigesto che forse piace proprio perché è indigesto

Ne ha per tutti Guglielmi, facendo a pezzi senza mezzi termini la maggior parte dei programmi in onda in Rai, fiction comprese, nonostante le grandi soddisfazioni di ascolti che stanno regalando quest'anno a Rai 1: "Le fiction degli ultimi decenni un po' fanno pena e un po' fanno ridere. Almeno costano poco". Non apprezza la deriva dei talk show, che considera tutti uguali e privi di mordente e Guglielmi non ha pietà nemmeno per i nomi del nuovo corso della Rai, dal nuovo direttore generale e futuro amministratore delegato Campo dall'Orto a Carlo Freccero, passando per Daria Bignardi, nuovo direttore di Rai 3:

Potevano esse migliori. Chi c'è ora, Bignardi inclusa, non potrà fare nulla di meglio di quello da cui siamo già offesi. Finché la Rai non si trasforma in una grande azienda di produzione culturale, puoi chiamare a Viale Mazzini anche Gesù ma non risolvi niente. Freccero nel Cda non conta nulla. A Carlo dico sempre che sa parlar bene, ma non sa fare. Campo Dall'Orto è un uomo di nessun interesse e di totale inconsistenza. Non solo povero di idee, ma anche un po' gradasso. Quando mi hanno detto che il premier, un tipo che io considero furbo, voleva farne l'elemento di punta ho pensato a una balla. Con la riforma Campo Dall'Orto può far molto. Sempre ammesso che lo sappia fare

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