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Amore Criminale, Tiziana Olivieri uccisa e data alle fiamme dal compagno davanti al figlio

Tiziana Olivieri, 41 anni, è stata uccisa dal compagno Ivan Forte, 27 anni. Il giovane l’ha strangolata e poi ha dato alle fiamme il suo corpo. Il loro bimbo di 11 mesi, giocava a pochi metri di distanza. Per la scadenza dei termini di custodia cautelare, il processo si è svolto con l’assassino reo confesso a piede libero. In primo grado e in appello, Forte è stato condannato a 20 anni di carcere. Il processo è pendente in Cassazione.
A cura di D.S.
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Tiziana Olivieri e Ivan Forte
Tiziana Olivieri e Ivan Forte

Amore Criminale ha trattato il caso di Tiziana Olivieri. Il 20 aprile del 2012, la donna è stata trovata morta, in provincia di Reggio Emilia. Aveva 41 anni. Ad ucciderla è stato Ivan Forte, il compagno di 27 anni con cui aveva avuto un figlio, che allora aveva solo 11 mesi.

L'inizio della relazione – I due si conoscono in chat. Lui era BelloInDivisa185, lei Tigre756. Continuano a sentirsi solo tramite il computer per un anno, poi decidono di conoscersi. Nel suo memoriale Ivan scrive:

"Tra noi c'è stata subito attrazione e abbiamo iniziato subito a frequentarci".

La loro relazione, però, fa storcere il naso ai parenti di Tiziana che giudicano il suo fidanzato un ragazzino. La donna, però, segue il suo cuore e difende Ivan descrivendolo come più maturo della sua età. L'avvocato di Forte, Francesco Pagliuso, ha dichiarato:

"Ha 27 anni all'anagrafe ma dal punto di vista emotivo ne ha molti meno. Ha un carattere debole, remissivo. In quel momento, Ivan era solo un bambino".

Sia gli avvocati, che gli stessi amici e parenti di Tiziana, lo descrivono come un uomo gentilissimo, timido e riservato. Tiziana aveva compiuto ormai 40 anni e desiderava avere un bimbo. Rimane subito incinta. Lo comunica a Ivan che all'inizio è sconvolto. Poi, però, decide di accompagnare la Olivieri a fare l'ecografia. Quando la ginecologa gli dice che quel "puntino" è suo figlio, il ragazzo "si scioglie".

Ivan va a vivere a casa di Tiziana. La ragazza gli chiede di seguire le sue regole, come ad esempio lasciare gli abiti da lavoro in garage. Ivan la vive come un'umiliazione, dice di sentirsi un ospite. Intanto, l'uomo continua a cercare incontri su internet. Spesso paga donne per fare sesso. Si allontana sempre più da Tiziana. I due iniziano a discutere, anche per motivi economici. Il ventisettenne, infatti, spende i pochi soldi che guadagna giocando a biliardo. I litigi diventano sempre più frequenti. Si parlano sempre meno. L'amore scompare pian piano.

Il 19 aprile 2012 è l'ultimo giorno di vita di Tiziana. Incontra la madre al centro commerciale e le dice una frase tristemente profetica: "Domani sarò morta". Poi aggiunge: "Stasera gli dico che se ne deve andare, lo caccio di casa". Quella sera Tiziana invita Ivan a trovarsi un'altra sistemazione. Lui, in uno scatto di rabbia, la strangola. L'omicidio avviene in salotto. A pochi metri da loro, nella stessa stanza, il bimbo sta giocando. Ivan smette di stringere il collo della compagna, solo perché il bambino si volta. Gli scalda il latte, gli dà il biberon, lo fa addormentare. Poi, pensa, a come sbarazzarsi del cadavere. Agli inquirenti dirà:

"M'impressionava guardarla, ho collocato un piccolo sacco di plastica bianca sul suo volto".

All'inizio pensa di metterla in un sacco della spazzatura e portarla su una pista ciclabile, abbandonarla lì per far credere che qualcuno l'abbia investita. Nota, però, che un vicino di casa che fa il poliziotto non è rincasato e teme di incontrarlo mentre trasporta il cadavere.

Decide, quindi, di simulare un incendio. Tira fuori il corpo dai sacchi. La trascina in camera da letto. La cosparge di liquido infiammabile e dà alle fiamme il suo corpo. Poi prende il bambino e il cane e scende in garage. Parcheggia l'auto davanti alla casa e lascia il bimbo all'interno. Dà l'allarme ai condomini, avvertendoli dell'incendio. I vicini gli chiedono dove sia Tiziana e lui spiega che è ancora in casa. Arrivano i carabinieri e i vigili del fuoco. Ivan sostiene di non essere riuscito a salvare la compagna perché il fuoco gli aveva impedito di aprire la porta della sua stanza.

I sospetti – Il Comandante dei Carabinieri, Gabriele Mastroianni, ha dichiarato:

"Mi sembrava lucido, non sembrava disperato. Quasi impassibile. Né lui, né il bambino avevano il pigiama, segno che non stavano dormendo come aveva dichiarato Ivan. Il corpo di Tiziana, inoltre, era in rigidità cadaverica, che in genere avviene dopo ore e non dopo soli 60 minuti dalla morte.  Il letto, inoltre, aveva un buco al centro. Il fuoco non aveva camminato, non aveva avuto un suo percorso. Diceva di non essere riuscito ad aprire la porta e i vigili del fuoco hanno detto che la porta invece era aperta".

La madre di Tiziana, giunta sul luogo della tragedia, ha accusato subito Ivan dell'incendio:

"Lui si è salvato lei no, ma come è possibile? È stato lui a darle fuoco. Aveva promesso che gliela avrebbe fatta pagare e l'ha fatto".

Non si sbagliava. Poco dopo, Forte crolla e confessa con dovizia di particolari, le modalità di uccisione di Tiziana e il post delictum. Dà il bambino a un cugino che lo porta nel bolognese, senza dire nulla ai parenti della vittima. I carabinieri riusciranno poi a ritrovarlo e lo daranno in affidamento temporaneo alla madre della donna.

Il processo – Ivan Forte finisce in carcere ma per scadenza dei termini di custodia cautelare viene presto scarcerato. Il processo si svolge con l'assassino reo confesso a piede libero. I familiari e gli amici protestano. In primo grado viene condannato a 20 anni di carcere. La sentenza è stata confermata in appello. Il processo è pendente in Cassazione.

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