Alessandro Zan: “Ho subito del bullismo per la mia omosessualità. Le parole sono come pietre”
Ospite della puntata di sabato pomeriggio di Verissimo è stato il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, il promotore dell'ormai noto disegno di legge che porta il suo nome e affossato in Senato. Una chiacchierata lineare e diretta con Silvia Toffanin in cui ha raccontato quanto ha vissuto sulla sua pelle ciò da cui avrebbe voluto proteggere tutti coloro che sono vittime di discriminazione perché facenti parte della comunità Lgbtq+, per poi chiosare con il desiderio più importante e sincero: "Non ho un compagno, ma la speranza di innamorarmi e di vivere con una persona c’è".
L'adolescenza e il bullismo
Un percorso a ritroso nel tempo, partendo dall'adolescenza quello che il deputato del PD porta nel pomeriggio di Canale 5, dove racconta le difficoltà incontrate negli anni per affermare se stesso e come quelle sofferenze siano diventate il motore per provare ad arginare un mondo in cui la violenza e l'odio imperversano più del dovuto. Zan si racconta senza filtri: "Ho conosciuto la paura quando mi sono reso conto, durante l’adolescenza, che l’omosessualità non era un’opzione possibile nella società in cui vivevo. Capivo che questo non era un aspetto accettato sia in famiglia che a scuola: i miei compagni facevano battute omofobe e io dovevo nascondermi". Veri e propri episodi di bullismo accumulati negli anni: "Le parole sono pietre che creano ferite" afferma con una certa consapevolezza.
Il coming out e il rapporto con il padre
Il momento più difficile di questo lungo percorso di accettazione è stato quello in cui ha dovuto rivelare la sua omosessualità in famiglia, sapendo che la reazione del padre non sarebbe stata quella che avrebbe sperato, come è lui stesso a raccontare: "Mia madre mi ha accolto e mi è stata molto vicina. Con mio padre, invece, è stata una tragedia. Lui è cresciuto in una famiglia particolarmente tradizionale, segnato da un’infanzia difficile e cresciuto in un contesto culturale dove l’omosessualità era considerata una malattia. Quando gliel’ho detto non ci siamo parlati per mesi". Dopo anni, però, il rapporto con suo padre è stato poi pian piano recuperato:
Ho passato dei momenti difficili, ho deciso di andarmene di casa ma è stata una scelta necessaria che poi ci ha unito nuovamente. Infatti, dopo una prima reazione di rabbia, mio padre ha iniziato un suo percorso che l’ha portato ad accettarmi. Alla fine, ha cercato di rimediare e mi ha dimostrato tutto il suo sostegno, si è anche impegnato nella mia campagna elettorale.