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Addio a Gabriele La Porta, storico conduttore e giornalista Rai

Addio allo storico giornalista e conduttore, per 14 anni direttore dei palinsesti di Rai Notte. Si è spento a 74 anni dopo una lunga malattia, come annunciato dal figlio Michele La Porta: “Nella logica, inevitabile, della vita e la morte, accetto il suo viaggio. L’ultimo. Eppure, il mondo, si è dissolto inesorabilmente”.
A cura di Valeria Morini
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Lutto in Rai: è morto Gabriele La Porta, storico giornalista, filosofo e conduttore del servizio pubblico, legato principalmente a tematiche sociali e culturali. Per 14 anni direttore della struttura Rai Notte che cura la programmazione notturna di Rai 1, Rai 2 e Rai 3, La Porta si è spento il 19 febbraio a 74 anni, dopo una lunga malattia. Lo ha annunciato il figlio Michele su ‘Radio Colonna', con un lungo e commosso ricordo.

La carriera di Gabriele La Porta

La Porta è stato in Rai per 42 anni, sin da quando ne aveva 23: prima come programmista, quindi in qualità di conduttore, editorialista del Radiocorriere TV, vice caporedattore del TGR Lazio, caporedattore del DSE RAI (Dipartimento Scuola Educazione, l'attuale RAI Cultura). Direttore di Rai2 per un anno e mezzo dal 1994, nel 1996 era diventato direttore del palinsesto di Rai Notte. Nel 2006 condusse con lo scrittore Giuseppe Carlotti il programma "Ti presento Sophia", interamente dedicato alla storia della filosofia. Tra le sue trasmissioni, ricordiamo anche la rubrica letteraria "Casablanca" e speciali televisivi come “Giordano Bruno”, “Edgar Allan Poe”, “Alla ricerca di Dracula”. Lasciata la Rai nel 2010, passò al circuito televisivo Cinquestelle, per condurre, insieme a Egidio Senatore,"Come State?". Nota anche la sua attività di scrittore, così come la passione per la Lazio.

L'omaggio del figlio Michele La Porta

"In molti, forse, lo ricorderanno come il volto di Rainotte", scrive Michele La Porta su Radio Colonna, "Io lo ricordo perché era mio padre. Il mio dolcissimo papà. Il cuore del mio cuore. Nella logica, inevitabile, della vita e la morte, accetto il suo viaggio. L’ultimo. Eppure, il mondo, si è dissolto inesorabilmente. Come un abisso. Rimanevi a guardarmi mentre dormivo, ti ricorderò soprattutto così. Nell’eternità delle carezze sul mio viso con l’anima estesa all’equilibrio dello scambio. Mi sono svegliato spesso, da bambino, con te in piedi accanto al mio letto, ad amarmi silenzioso. Altre volte erano i tuoi baci a irrompere la notte e con eguale lentezza, d’una mancanza, l’inesauribile vuoto di perderti un giorno. Quel giorno era l’altro ieri. Impenetrabile e buio. Sei stato il mio maestro. Il mio eroe. Il mio Re. Sono onorato d’esser stato tuo figlio. Sangue del tuo sangue. Mi auguro che tu sia stato fiero di me. Dei miei baci. Delle mie carezze. Dei miei pensieri, per te. Un giorno verrò a trovarti. Tu aspettami e lascia libero un posto accanto a te. Non è importante quando sarà perché l’amore non percepisce il limite del tempo e i nostri sentimenti, indistricabili oltre ogni logica, resteranno immutabili. In fondo non cambierà nulla e ogni nostro istante vissuto o ricordato, conserverà l’immortalità del “per sempre”. Ciao papà, riposa la tua anima. Tuo figlio Michele".

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