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Ad Amore Criminale la vita di Sonia, che il marito violento renderà un inferno

Nel programma di Rai3 condotto da Barbara De Rossi il racconto della storia tragica di Sonia, cacciata di casa ancora giovane per la colpa di aver perso la verginità troppo presto, si ritrova da sola con un marito che abuserà di lei per molti anni, rendendole la vita impossibile.
A cura di A. P.
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Ad Amore Criminale è stata raccontata la storia di Sonia, una donna sfortunata, che ha trovato nel primo amore della sua vita, colui che è diventato suo marito e il padre di suo figlio Cesare, un vero e proprio mostro che la vita gliel'ha distrutta e resa un inferno. La storia è quella di una ragazza costretta a vivere la sua prima esperienza amorosa come una doppia colpa: da una parte verso Cesare che la maltratta perché incapace di soddisfare i suoi desideri sessuali, dall'altra quella nei confronti dei genitori, per aver perso la verginità, cosa per la quale è stata cacciata di casa una volta scoperta dalla madre. Sonia ha avuto un'educazione molto rigida da parte dei genitori e Sonia e sua sorella crescono così in un clima intransigente. Sonia conosce Cesare, l'uomo che renderà la sua vita un inferno, in un periodo in cui cerca un lavoro per sé al fine di poter comprare delle cose che altrimenti non si sarebbe potuta permettere. Una volta allontanata dalla famiglia, Sonia accetta la condizione imposta dalla madre e si sposa. E a pochi mesi dal matrimonio è già incinta, tanto che Cesare non ci crede, fino al quinto mese. "E' impossibile che sei incinta" le diceva, mentre Sonia ammette fosse contenta, credendo che con un figlio lui si sarebbe addolcito. Ma era impossibile, per lui il matrimonio l'aveva resa di suo dominio.

Io avevo paura quando da incinta lui mi chiedeva di avere un rapporto sessuale, avevo paura che facesse male al bambino, ma per lui non era così. Io non vedevo l'ora nascesse perché così sarei tornata ad essere quella di prima e, senza il bambino, sarebbe potuto tornare a fare quel che voleva. Io sapevo che per far stare bene lui dovevo stare a casa, dovevo fare quello che diceva.

Cesare allontana Sonia dalla sorella, la isola completamente, la donna racconta che anche nei momenti più critici, in cui Cesare mostrava i maggiori segni di rabbia, lei conosceva un solo modo per farlo calmare, ovvero fare sesso. Avevo perso ogni speranza di avere amore e comprensione da parte della famiglia, la madre era convinta che quella fosse la strada che aveva scelto e che doveva sottostare.

Una cosa che Sonia detesta è la falsa immagine che Cesare le impone e ostenta in pubblico: "Io quando uscivo dovevo essere allegra, far vedere che ero felice, mi faceva guidare le sue macchine d'epoca. Ogni volta che ti diceva di andare a prendere una pizza ero convinta, prima di rendermi conto che il suo scopo fosse un altro. Si girava per ore ed ore in macchina" solo per far addormentare il figlio, per poi pretendere da Sonia prestazioni sessuali all'aperto. Anche sulla gestione del denaro Sonia, pur avendo iniziato a lavorare alla pompa di benzina del marito, non era mai libera di gestire nulla: "Ero diventata la sua prostituta, lui mi chiedeva quanto mi servisse e io gli dicevo tot, era diventato quasi un tariffario. Io ero già morta e non me ne rendevo conto, forse perché c'era Roberto e pensavo solo a lui". 

Incapace nel trovare una soluzione Sonia decide di farsi del male da sola, fuma 40 sigarette al giorno, mangia compulsivamente e ingrassa più di 44 chili: "Iniziai a fumare per gioco, prima di arrivare all'eccesso assoluto, non facevo altro che mangiare e fumare. Alla fine ti prende il pianto, la depressione, la voglia di ammazzarti". Ma Sonia poi, non si uccide perché ha paura di lasciare suo figlio col padre e forse è la sola cosa che la salva. Ma il peggio non è ancora arrivato, perché una sera Cesare dice a sua moglie: "Stasera ti porto a battere". Si chiede come sia possibile, ma infine accetta gli ordini del marito. Ma Sonia, a questo punto, resiste e si da la spinta per la sua prima ribellione: "Quella sera è stata l'unica in cui mi sono tolta una gran soddisfazione. Gli ho dato un gran cazzotto e forse da quella sera ho capito davvero lo schifo che era". Da qui Sonia ricomincia a risalire la china, smette di fumare e riprende coscienza di sé: "Quando la sera cominciava ad urlare decidevo di uscire e camminare. Più gridava, più uscivo, più mi sentivo libera. Io dovevo camminare, perché io stavo bene, mi sentivo libera, avevo iniziato ad amarmi".

Cesare inizia anche a perseguitare una donna amica di Sonia, che dopo vari gesti eccessiva lo denuncia per stalking, obbligandolo ai domiciliari per diversi giorni. Sonia continua a prendere libertà e coscienza di sé, fino al punto in cui anche il figlio dei due, che ha iniziato ad aiutare la madre economicamente, comincia a ribellarsi a suo padre. Una sera, in uno scatto d'ira, Cesare comincia a picchiare Sonia, condito con insulti di ogni genere. Il figlio ritorna in casa e, vedendo la madre conciata in quel modo si scaglia contro Cesare, che denunciato non esita a denunciare il figlio per l'accaduto. La denuncia viene ritirata, con la convinzione che la situazione si sarebbe ristabilita. Ma non sarà così. Dopo pochi mesi Sonia e il figlio scoprono che in una seconda casa di sua proprietà, Cesare fa vivere un'altra donna con tutti gli agi che a Sonia non concede. I due chiamano i carabinieri e, sul posto, Cesare dichiara che quella sia la sua compagna. Davanti a questa scena il figlio Roberto ha tre attacchi di panico e finisce in ospedale. La sera stessa Cesare minaccia di morte Sonia e quello è culmine assoluto. Da quel momento Sonia deciderà di restare in casa sua, sarà Cesare a doversene andare. Vivranno da separati in casa per diversi mesi, nel frattempo Sonia ha avviato le pratiche per la separazione.

L'atto finale si consuma in casa, quando Cesare per l'ennesima volta mette le mani addosso a Sonia, facendola infine sbattere contro lo stipite di una donna. E' lì che interviene ancora Roberto, prima che i carabinieri vengano chiamati e Cesare prelevato. Dopo diversi mesi, comincia il processo, nel quale Cesare nega qualsiasi cosa inerente la denuncia. Ma il tribunale riconosce la tesi della pubblica accusa. Le tesi contro Cesare sono schiaccianti.

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