video suggerito
video suggerito

Ad Amore Criminale la storia di Giovanna, violentata dal marito arrivò a pesare 38 kg

Per anni, Gerardo ha picchiato e violentato la moglie Giovanna Lorusso, impedendole anche di dormire. La donna era arrivata a pesare 38 kg. Le figlie venivano prese a cinghiate per qualunque sciocchezza. Oggi l’uomo è in carcere ma Giovanna teme già il giorno in cui tornerà in libertà.
A cura di D.S.
96 CONDIVISIONI
Video thumbnail
Immagine

Nella puntata odierna di "Amore Criminale", Barbara De Rossi ha raccontato la storia di Giovanna Lorusso, una donna di Potenza che per 30 anni ha subito violenza da parte del marito Gerardo. Di lui, la protagonista ha detto: "Ero la sua schiava, si doveva fare quello che decideva lui". Quando lo ha conosciuto, era in un momento di fragilità perché aveva da poco perso il suo primo fidanzato per via di un incidente stradale. Aveva solo 16 anni. Gerardo sembrava un uomo che non le avrebbe fatto mancare l'affetto di cui aveva bisogno.

"Quando sono entrata nella sua famiglia ho conosciuto l'inferno. Era irrequieto e violento. Andava a chiedere soldi in giro perché non ce la faceva a reggere il ritmo lavorativo, perciò faceva di tutto per essere licenziato".

Scopre di essere incinta quando non era ancora sposata. Gerardo reagisce male e le chiede di abortire. Giovanna si sente costretta a farlo e non ha il coraggio di dire ai genitori che non voleva più stare con quell'uomo perché era un violento.

"Ci sono stati tre tentativi di aborto da una clandestina, non riusciti. Alla fine lui ha deciso che ci dovevamo tenere la bambina. Ho vissuto per nove mesi con la paura che quel ferro avesse fatto danni".

Decide di sposarlo, pensa di essere costretta a farlo perché incinta. La prima figlia nasce sana, ma Giovanna è sola, il compagno le impedisce di parlare con la sua famiglia. I suoi genitori conosceranno la bambina solo a 3 anni, quando Gerardo permetterà alla moglie di riprendere i rapporti.

"Proseguendo nel rapporto ho capito che era violento. Stava sempre con i coltelli in mano e da lì sono diventata ancora più piccola".

"Dovevo vivere per fare sesso, non mi lasciava dormire"

Anche nell'intimità, è costretta a sottomettersi alla volontà dell'uomo:

"Dovevo vivere per fare sesso. Non aveva rispetto di me. Mi svegliava in piena notte. Non c'è stata una volta che si è tirato indietro e abbia detto ‘non stai bene, ti lascio in pace'. Mi tappava la bocca per non far sentire le mie grida ai vicini".

Pretende che sia Giovanna a mantenere la famiglia. Così quando nascono altre due figlie, la donna è costretta a lavorare anche di notte come sarta.

"Da buona formichina cercavo di racimolare qualcosa, cucivo di notte. Crescendo, le bambine mi dicevano prima o poi distruggeremo il male, riusciremo ad essere libere".

Intanto, gli atteggiamenti violenti di Gerardo continuano. Distrugge un triciclo che un'amica di Giovanna aveva regalato alle sue bambine. Spesso si sfila la cinta e picchia le figlie e in un'occasione ne lega una ad un termosifone solo perché non riusciva a legarsi le scarpe. Se le datrici di lavoro della donna le donavano il pranzo, lo mangiava lui e lasciava alla moglie le ossa. Inizia a frequentare delle prostitute e prova piacere nel rivelarlo a Giovanna.

"La mia prossima figlia salverà il mondo, me l'ha detto Dio"

Gerardo oltre a essere violento, comincia a fare discorsi stravaganti. Pretende una quarta figlia, perché dice che gli è stata richiesta da Dio per salvare il mondo. Giovanna lo asseconda per non subire ulteriori violenze. Prova a trascorrere più tempo possibile fuori casa, ma quando rientra le basta guardarlo per essere terrorizzata tanto da dover correre in bagno a rimettere. Inizia a dimagrire e a non mangiare più. Si ammala di anoressia e arriva a pesare 38 kg.

La morte della madre, rende la sua vita ancora più dolorosa. Anche in quell'occasione Gerardo non riesce a dimostrare un briciolo di umanità. Non solo non partecipa ai funerali ma prova a disturbare il corteo funebre quando arriva al cimitero. Non sopportava la suocera perché l'aveva rimproverato per la scarsa voglia di lavorare e per come aveva trattato la figlia. Così quel giorno ride, la schernisce, la insulta.

Giovanna, però, inizia a confidarsi. Prima con un sacerdote e poi con una sua datrice di lavoro. La situazione precipita il 25 agosto 2011.

Giovanna scappa da Gerardo ma è costretta a tornare a Potenza

Quel giorno la famiglia di Giovanna si riunisce nella casa di campagna, ma Gerardo inizia ad importunare tutti con le sue idee stravaganti. Continua a sostenere di parlare con Dio. Si ubriaca, diventa violento. La seconda figlia di Giovanna, Maria, sviene per la tensione. Lui non si preoccupa della figlia. Così, la moglie si rifiuta di tornare a casa con lui.

"Dissi basta, no. Quando ho visto mia figlia a terra, ho detto no".

Il fratello finalmente scopre cosa ha sopportato per anni la sorella. La donna si rifugia in Piemonte da parenti. Presto, però, è costretta a tornare a Potenza perché non riesce a trovare lavoro. Trova un rifugio in una mansarda di una signora per cui lavora. Per evitare di incontrare il marito si fa venire a prendere da un datore di lavoro. Si nasconde nel portabagagli dell'auto o sui sedili posteriori. Quando finalmente prende coraggio e esce con la sua auto incontra il marito, che quindi scopre che è rientrata e presto riesce a reperire anche il suo indirizzo. Si presenta da lei, la minaccia e con lei, anche tutte le persone che le stanno vicino e la proteggono. Le fa trovare foglietti ovunque, con frasi come:

"Sei una donna morta".

"Ora è in carcere, ma ho già paura per quando uscirà"

La signora Lorusso lo denuncia, ma lui continua a perseguitarla. In poco più di un anno si contano circa 8200 contatti. Il 17 aprile 2014 viene messo agli arresti domiciliari. Ha il permesso di lavorare presso una ditta che, però, si rivela inesistente. Gerardo continua a violare i domiciliari per perseguitare Giovanna. Quando viene scoperto dalle autorità, scatta la detenzione in carcere. Viene condannato a 3 anni e 8 mesi per maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e molestie. Si aggiungono 1 anno e 4 mesi per stalking. Giovanna, però, non riesce ad essere tranquilla:

"Quando uscirà lo troverò più pazzo di prima. Il carcere lo avrà peggiorato e questo mi fa paura. Ho ancora gli incubi, che mi rincorre con un coltello in mano. Anche nel sogno il mio cuore va a mille dalla paura. E se non gli fanno un percorso in carcere, questa sarà la mia fine. A tutte le donne che vivono una situazione simile alla mia dico di non perdere la speranza. Arriverà qualcuno che le ascolterà. Andate avanti perché la vita continua".

96 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views