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A un anno dal lockdown di Conte, quando assistemmo alla storia in diretta Tv

Era il 9 marzo del 2020 quando Giuseppe Conte riscriveva la storia in presa diretta. In quel momento di fragilità la televisione mostrò di saper riempire un vuoto, attribuendosi un ruolo di collante sociale fondamentale. Sbagliando, come è tipico della Tv, ma anche tornando al centro della vita delle persone come non accadeva da tempo. Si è scoperta piena di storture, riscoprendosi importante.
A cura di Andrea Parrella
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È trascorso un anno esatto da quella diretta televisiva a reti unificate in cui Giuseppe Conte, allora presidente del Consiglio, dava agli italiani un annuncio che sarebbe parso assurdo e fuori da ogni ragion d'essere solo poche settimane prima. Il 9 marzo del 2020 il premier annunciava quel lockdown che sarebbe durato a lungo, segnando di fatto l'inizio dell'anno più difficile che questo Paese abbia vissuto dal dopoguerra ad oggi.

Chi vive i fatti non sa che in quel momento stanno diventando storia. Forse nemmeno gli attentati alle Torri Gemelle, il primo grande evento storico in mondovisione, lasciavano intendere chiaramente il modo in cui avrebbero cambiato le sorti del mondo. C'è bisogno di tempo affinché gli eventi, i loro effetti e le implicazione psicologiche possano essere metabolizzati e sottoposti a un processo di storicizzazione che li identifichi all'interno di una dinamica precisa.

Eppure bastarono pochi secondi di quel discorso, visto da circa 15 milioni di telespettatori in Tv (erano certamente di più se si tiene conto dei social) per capire che le parole di Conte segnavano la storia in presa diretta, aprendo una fase che non aveva precedenti e che non rivivremo mai allo stesso modo. Di certo mai più con quel tipo di coinvolgimento emotivo e senso di partecipazione. Se c'è qualcosa che ha reso possibile il lockdown, e che evidentemente manca oggi mentre il livello dei contagi e dei morti giornalieri non è affatto diverso da allora, è il senso di comunità scaturito da quel messaggio, la capacità di fare fronte a una situazione del tutto straordinaria che ha fatto crollare ogni nostra convinzione.

In quel momento di totale vulnerabilità la televisione mostrò di saper riempire un vuoto, attribuendosi un ruolo di collante che l'ha messa al centro della vita delle persone come non accadeva da tempo. Una televisione che da allora si è trovata costretta a modificare il proprio linguaggio, la grammatica, le soluzioni, dovendo far fronte agli stessi problemi con i quali ci siamo dovuti confrontare tutti. Commettendo degli errori, come è tipico della Tv, spesso eccedendo nell'enfasi e nella gravità, scoprendosi piena di storture ma riscoprendosi importante.

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