51 anni fa la morte di Giuseppe Pinelli, il film da vedere è Romanzo di una strage
Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre di cinquantuno anni fa, Giuseppe Pinelli morì precipitando da una finestra della questura di Milano, dove era trattenuto per accertamenti da oltre 48 ore in seguito all'esplosione della bomba nella sede di Piazza Fontana della Banca Nazionale dell'Agricoltura. La strage di Piazza Fontana. In questa giornata, così come in quella del 12 dicembre, non c'è film diverso da vedere da Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Il film è disponibile per gli abbonati al servizio Prime di Amazon.
Il film
La bellezza del cinema è che – così come la letteratura – ha la possibilità di andare oltre la realtà e la presunta verità dei fatti e cercare una sua direzione e suggerirne di altre. Così fa questo film, così fa Marco Tullio Giordana che racconta la sua realtà. Quei giorni sono ricostruiti con minuziosa lucidità. Dopo la bomba che devasta la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana, che uccide 17 persone e ne ferisce 88 a Milano, il commissario Luigi Calabresi (Valerio Mastandrea) è chiamato a indagare sulla vicenda. Primo sospettato è Giuseppe Pinelli (Pierfrancesco Favino). Il film intreccia le due vicende, quella dell'anarchico e del commissario, assassinato la mattina del 17 maggio 1972 dopo essere stato oggetto di una campagna di aggressione e di odio per due anni dagli ambienti vicini al movimentismo della sinistra italiana.
Le reazioni
Pur mantenendo una certa distanza dai giudizi, il film è stato comunque oggetto di reazioni e critiche, due le più importanti, quelle delle principali parti in causa. Adriano Sofri, che per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi è stato condannato per essere ritenuto uno dei mandanti, contestando la tesi del doppio attentato e pubblicando il 31 marzo 2012 un instant book dal titolo "Piazza Fontana, un libro, un film". La stessa Procura di Milano ritenne inverosimile l'ipotesi. Tra le altre reazioni, quella di Mario Calabresi. Il figlio del Commissario definì il film, al momento dell'uscita, coraggioso e nebuloso perché non mostrerebbe la campagna di odio fatta da Lotta Continua nei confronti di suo padre. Il regista rispose: "A Calabresi manca suo padre, ma non potrà di certo restituirglielo questo film".
È un film. È cinema. Non è un biopic. Racconta e suggerisce, prende spunto da Pier Paolo Pasolini ("Io so i nomi, ma non ho le prove") e cerca, a costo di ripeterlo ancora, di tenersi distante dai giudizi. Sulla morte di Giuseppe Pinelli, non c'è ancora però una verità che sia certa. Questo occorre ricordarlo.