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25 anni di Blob, il quarto d’ora televisivo reso troppo lungo da Youtube

Il 17 aprile del 1989 andava in onda la prima striscia quotidiana della creatura partorita dalla mente di Angelo Guglielmi e sviluppata da Ghezzi e Giusti. Il programma ha resistito all’inerzia del tempo, pur conscio che l’avvento di Youtube abbia reso troppo lungo quel quarto d’ora quotidiano.
A cura di Andrea Parrella
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Nell'eterno ritorno del calderone televisivo fa quasi sorridere che nella prima puntata di Blob, del 17 aprile 1989, il primo volto noto della tv nostrana a comparire sia quello di Beppe Grillo. Sono passati 25 anni dal primo quarto d'ora di Rai3,quello capace di innalzarsi a rituale, termine da linguaggio comune, modello di riferimento per citare un modo superlativo di fare televisione perché ereditario della dote di saper stringere l'alto e il basso nella morsa di un abbraccio di 15 minuti. Con quale coraggio ci si potrebbe d'altronde dispensare dall'incensare una delle prime avventure cross mediali del nostro piccolo schermo?

Blob ha resistito alla ruggine corrosiva sotto i cui effetti sono stati costretti a soccombere programmi con lo stesso principio fondativo, come poteva esserlo Mai Dire Gol, per quanto il paragone possa apparire un volo pindarico. La tutela che Rai3 esercita nei confronti di Blob è stoica e piuttosto relativa ad un fatto di blasone. È indubbio, infatti, che dopo un quarto di secolo il programma, ideato da Angelo Guglielmi e partorito dalle menti di Enrico Ghezzi e Marco Giusti (poi sviluppata da tanti altri), non possiede la spinta propulsiva e la considerazione mediatica di cui godeva un tempo. Primo perché l'usura (anche delle cose migliori) è uno tra i mali che affliggono il mondo. Secondo per questioni che non riguardano meramente il responso del pubblico, quanto semmai l'universo che si andava a raccontare.

Certo, l'avvento del web non ha aiutato, avendo di fatto sollecitato il pubblico a cercarsi da solo le perle televisive di stampo trash passate in tv il giorno prima, svantaggiando di fatto Blob che, un tempo, fungeva anche da notiziario della "melma catodica". Ma in fondo mettere a confronto. come termini di un'analisi, Blob e Youtube vorrebbe dire aver anche solo pensato di poterli affiancare, cosa impossibile per le diversità che albergano sul fondo. Basti pensare che i quindici minuti di Blob sono diventati un tempo infinitamente lungo, se affiancati alla tolleranza massima che manifestiamo nei confronti della durata di un video, durante una normale sessione di navigazione online: ovvero otto minuti.

Fa pensare a Blob questo video che da qualche giorno fa il giro del web (il web, appunto), in cui bambini della generazione Ipad vengono messi davanti ad un walkman e si ritrovano disorientati, senza sapere di cosa si tratti. Tra loro, uno riesce anche a trovare fattori che glielo farebbero preferire ad un aggeggio touch contemporaneo. Noi, affetti dalla patologia di dover dare una collocazione immaginaria a tutto, diremmo che Blob si possa ritenere un immortale walkman televisivo: oggi nessuno con l'età giusta per conoscerlo si sognerebbe di usarlo con la stessa frequenza di un tempo (Blob è ancora un appuntamento fisso solo per pochi affezionati); alla pari, chi non abbia idea di cosa si tratti continuerà a ritenerlo un oggetto sconosciuto, ma tra loro una discreta minoranza ne apprezzerà pregi e qualità. Se non altro perché è irrinunciabile riconoscere al walkman, così come alle strisce televisive di Ghezzi e Giusti, la paternità di un grande fenomeno di massa. Se non si fosse intuito, lunga vita a Blob, così come ai walkman.

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