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Vittime dei revival, quando la serialità uccide il passato e il mercato sfrutta i ricordi

Revival sembra essere diventata la parola d’ordine di questa stagione televisiva e cinematografica. Da “Una mamma per amica” al film di “Baywatch”, piccolo e grande schermo saranno pieni di ritorni in grande stile. Ma siamo sicuri che vivere di ricordi faccia davvero bene allo ’svecchiamento’ della tv?
A cura di Noemi Sellitto
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Revival, reboot e remake. Il linguaggio del cinema e delle serie tv si è arricchito di termini sempre nuovi, tutti finalizzati a dare risalto al glorioso passato. Più si procede negli anni, più la creatività sembra guardarsi solo alla spalle. Non c'è inventiva, non si riparte quasi mai da zero. Che sia per curiosità o per nostalgia dei tempi andati, lo spettatore si abbandona per inerzia a questo eterno ritorno di cose già viste.

Data l'accoglienza positiva, però, l'industria cinematografica e i circuiti televisivi non possono che desiderare di vincere facile a tutti i costi. Riciclare, in fondo, è meno impegnativo del creare dal nulla. Ed ecco che quest'anno assisteremo alla ricomparsa di storie che sembravano chiuse da un pezzo. Da Una mamma per amica a Prison Break, Xena e a I segreti di Twin Peaks, fino ad arrivare all'adattamento per il grande schermo di Baywatch e ai rumors su Sabrina – Vita da strega, all'orizzonte non ci sono autentiche novità. Tutto questo senza contare la recente reunion del cast di Friends. Ma non siamo stanchi di vivere di ricordi?

Noi, protagonisti consapevoli di una serialità infinita

Da eterno insoddisfatto quale è, lo spettatore moderno si nutre di una serialità infinita. È insaziabile e neppure il tempo di un film è più in grado di placarne la fame. In questo contesto, sembra quasi che il "the end" abbia perso di valore. Altro che il "vissero felici e contenti" delle fiabe: oggi le storie devono per forza continuare. Le ragioni di questo senso di inappagamento possono essere svariate. Dalla sete di conoscenza implicita nell'uomo al suo forte senso di attaccamento alle cose che lo hanno preceduto, in questo momento storico il pubblico è più portato a mitizzare il passato che ad esaltare il presente. Malinconico e nostalgico, vuole sentirsi eternamente giovane. E se i tempi andati ritornano con scadenze regolari, crederà appunto di non essere mai invecchiato. Quasi fosse un Dorian Gray dei nostri giorni, lo spettatore medio sente il bisogno di rivivere il fiore dei suoi anni nel riflesso di quei personaggi che, ricomparsi sullo schermo dopo un lungo silenzio, lo avevano tenuto per mano quando era ancora nel pieno della crescita.

È tutta una questione di marketing

Dopo 9 anni di silenzio, Una mamma per amica tornerà su Netflix con 4 nuovi episodi. Lo stesso varrà per Prison Break che, dopo l'interruzione del 2009, presto rivivrà sul piccolo schermo con ben 10 appuntamenti. E ancora, c'è grande attesa tanto per il revival de I segreti di Twin Peaks, il cult degli anni '90 di David Lynch, quanto per il chiacchierato reboot di Xena e per l'eventuale Sabrina – Vita da strega dei giorni nostri. Questo solo per parlare delle serie tv: se si guarda al cinema, infatti, non può passare inosservato l'approdo sul grande schermo di Baywatch, stavolta con Vin Diesel e Zac Efron nei panni degli aitanti bagnini. Ma in effetti, cosa spinge l'industria culturale a scommettere quasi tutte le sue carte sul passato?

Qui l'amore per i tempi andati non c'entra nulla: è tutta una questione di marketing. Minimi sforzi per massimi guadagni sembra essere, infatti, la sola formula vincente. Dopotutto, rilanciare sul mercato quei prodotti che già in passato avevano avuto i loro momenti di gloria è certamente più sicuro. Il rischio, però, è che l'atteso ritorno non avvenga poi in così grande stile. Basti pensare ai film tratti dalla serie Sex and the city o alla continuazione della saga di Rocky: in entrambi i casi, la fama è stata l'unica ragione degli ingenti incassi delle pellicole. Vittime del trascorrere del tempo, le quattro single di New York non sono sembrate più così avvenenti e Sylvester Stallone ha dato l'impressione di essere la caricatura di se stesso. Se i risultati sono questi, che senso ha ripescare dall'oblio prodotti mediali già consumati? Lo spettatore si illude di ringiovanire ma così finisce per soccombere al suo stesso sogno, trascinando con sé i suoi tanto amati eroi del piccolo schermo.

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