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Vera Emilio incastrata da Le Iene: flash mob dopo abusi su Sara

Vera Emilio, la proprietaria di un negozio in Porta Roma, picchiò Sara affinchè rassegnasse le dimissioni: Le Iene intervistano la commessa, turbata psicologicamente e ferita fisicamente, che potrebbe non avere l’appoggio delle colleghe, in tribunale, che hanno paura di perdere il lavoro. Un gruppo facebook contro Vera Emilio, intanto, ha impedito alla donna di aprire il negozio sabato. La proprietaria ha negato l’episodio di Sara e il regime di terrore, che sembrerebbe esserci nel suo negozio. Vera Emilio è una filo fascista accanita.
A cura di Marianna D Onghia
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Le Iene hanno denunciato, ancora una volta per primi, un terribile caso di violenza sul lavoro, ai danni di una commessa, per mano della proprietaria del negozio, nel quale Sara prestava servizio: la iena Calabresi dà voce al racconto della giovane, coperta fino alla testa e con un fil di voce, che si rompe in un simil-pianto a ricordare dei maltrattamenti subiti.

Il video ha colpito un folto gruppo di internauti, che si sono uniti su facebook contro Vera Emilio, proprietaria di un noto negozio di Porta Roma: i ragazzi si sono ritrovati sabato pomeriggio, per un flash mob, iniziativa in voga di questi tempi, che consiste in affollate reunion, immortalate in uno scatto da postare sul web. Ogni flash mob ha un tema a sè stante e quello di sabato voleva fare giustizia a Sara, impedendo alla sua ex datrice di lavoro di aprire il negozio: il gruppo, infatti, si è appostato alle porte del servizio commerciale, occludendo l'accesso così che l'attività non potesse essere aperta. Un bellissimo gesto da parte di perfetti sconosciuti, per Sara, che si sono sentiti solidali, verso la ragazza, colpita fisicamente e psicologicamente dalle percosse della sua datrice di lavoro.

Nella puntata de Le Iene Sara racconta di essersi lamentata di straordinari non pagati: Vera la chiama in disparte e le grida contro, dicendo che se qualcosa non le va bene può pure licenziarsi. La commessa ha bisogno di quel lavoro e non vuole assolutamente firmare le carte, ma la Emilio le fa pressione, affinchè vada via. Vedendo che la ragazza resiste, la porta in camerino e qui hanno inizio le percosse ai danni di Sara, che piange ricordando quei momenti.

Il viso e le mani impietrite della ragazza non fermano la furia ceca della proprietaria, che dice di esser debole solo davanti al Duce: insomma, Vera è una fanatica fascista, che dell'immagine di Mussolini ne ha fatto un proprio culto, al quanto estremo e negativo.

Nulla possono le tre colleghe di lavoro, che cercano di sottrarre Sara alla sfuriata di Vera, che incalza con le percosse, protrattesi anche in magazzino,durate 45 minuti. "Se non firmi le dimissioni, muori" è la terribile minaccia di Vera alla commessa, che col terrore agli occhi firma le carte e abbandona il suo inferno. Sara è dolorante e corre al pronto soccorso, che le diagnostica un trauma contusivo al ginocchio sinistro, da aggressione, che richiede un riposo di 5 giorni, che diventeranno 10 con il protrarsi dei dolori alle costole.

Ma i danni causati dalle percosse, non si fermano in superficie  e intaccano anche la psiche della giovane, con attacchi di panico, episodi depressivi con tachicardia e paura generalizzata. I legali di Sara le consigliano di approfondire per via giudiziaria, ma i proprietari del negozio offrono alla ragazza del denaro per patteggiare: non è la prima volta che la famiglia incorre in questi mezzucci, anche il fratello della proprietaria picchiò una commessa, alla quale furono offerti dei soldi per il suo silenzio.

Una bocca chiusa da una cernierà è l"invito"  di Vera Emilio, sulla sua bacheca facebook, dedicato alle sue commesse, affinchè tacciano sull'accaduto. Insomma, un vero e proprio monito in perfetto stile "dittatura fascista".

Ma al processo le colleghe di Sara testimonieranno a suo favore? La prima, nonostante  ricordi di quegli attimi di paura durante il malmenamento di Sara, non può permettersi di perdere il lavoro (italiani che accettano l'inaccettabile, pur di lavorare: stiamo messi davvero male!). La proprietaria viene a sapere di questi incontri e sicuramente ammonisce le sue commesse, che nei secondi incontri con Sara sembrano aver paura di parlare e  scappano via.

Subito dopo la visita al centro commerciale, Vera Emilio pubblica una svastica sul suo profilo facebook:" ho detto tutto" è il commento all'immagine, che sa di minaccia, più gravosa delle altre.

L'inviato del programma tv si reca dalla proprietaria, sulla cui casa è esposto, in bella vista, un mezzo busto di Mussolini. Il marito raggiunge Calabresi al cancello, accompagnato da un avvocato: l'uomo giudica delle sciocchezze le cose pubblicate dalla moglie e il legale afferma soltanto che il giudice deciderà da che parte sta la verità. Poco dopo arriva Vera Emilio, che nega tutto, non vuol sentir parlare di Sara e giudica falso il referto medico che la iena ha in mano: del resto, può permetterselo, visto che è certa che le sue dipendenti le daranno ragione. La falsa testimonianza è reato, dice Calabresi facendo un invito implicito alle commesse, affinchè dicano la verità. E noi aggiungiamo anche che la coscienza sporca pesa quanto un macigno!

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