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“Tutto può succedere 2”, quando la Rai punta sulla famiglia vince sempre

Grande successo di ascolti per l’ultima puntata della fiction di Rai 1 dedicata alle vicende della famiglia Ferraro. Gli ingredienti della sua riuscita? Un cast d’eccezione, musiche d’autore e l’imprevedibilità della vita, tema che tanto piace al pubblico italiano, alla continua ricerca del lieto fine.
A cura di Ida Artiaco
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Pietro Sermonti e Camilla Filippi in "Tutto può succedere 2".
Pietro Sermonti e Camilla Filippi in "Tutto può succedere 2".

"Una famiglia come tante, una serie come poche", ha scritto qualcuno sui social al termine dell'ultima puntata della seconda stagione di "Tutto può succedere", la fiction di Rai 1 dedicata alle vicende dei quattro fratelli Ferraro e delle loro complicate eppure normalissime vite. Un grande successo di pubblico che è cresciuto nel tempo, attirando l'attenzione di grandi e bambini, uomini e donne, nonostante l'avvio in sordina dello scorso anno, quando la serie, appena approdata sul primo canale, perdeva la sfida degli ascolti contro "Il Segreto" su Canale 5. Ma era chiaro che si trattava solo di una questione di tempo. La Rai, infatti, quando scommette sulle tematiche legate alle vicende della quotidianità, con personaggi costruiti ad arte per non lasciare fuori dallo schermo nessuno degli aspetti della vita di tutti giorni, dalla malattia ai tradimenti, dal matrimonio alle crisi adolescenziali, non sbaglia mai. Di esempi ce ne sono tanti: lo si è visto in passato con "Un Medico in Famiglia", e lo si vede anche dalle più recenti "Sorelle", "Di padre in figlia" e "La porta rossa".

Eppure, dietro il grande clamore cresciuto intorno a "Tutto può succedere" c'è qualcosa di più. Prima di tutto, un cast d'eccezione, con attori affermati e, in qualche caso, prestati dal cinema al piccolo schermo, che hanno saputo interpretare con naturalezza e leggerezza momenti anche drammatici, come la perdita improvvisa del lavoro, le delusioni d'amore e la malattia. Tra questi, in grande spolvero è Pietro Sermonti, già Guido in "Un medico in Famiglia" e Stanis La Rochelle in "Boris", che qui veste i panni di Alessandro Ferraro, il primogenito di Emma e Ettore, interpretati rispettivamente da Licia Maglietta e Giorgio Colangeli. E ancora, Alessandro Tiberi, che insieme a Sermonti ha condiviso il successo di "Boris", Camilla Filippi, protagonista di serie tv come "Compagni di scuola", in cui recitava accanto a Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti, fino alla giovanissima Matilda De Angelis, già Giulia De Martino nel film "Veloce come il vento" con Stefano Accorsi.

A loro va il grande merito di aver saputo essere lo specchio di tante famiglie italiane, in perenne conflitto tra di loro, ma sempre alla ricerca del lieto fine. Tanti sono stati gli utenti sui social network che hanno pubblicamente ringraziato tutta la produzione per aver creato una serie a misura d’uomo, che non ha fatto dell’artificio e della complessità i suoi punti di forza. "Tutto può succedere" è stata così, leggera e alla portata, anche quando ha affrontato temi delicati come la diversità e la disabilità. E forse questo è stato il suo più grande punto di forza.

A tutto ciò si aggiunga la selezione delle musiche che, come spesso capita, tende a fare la differenza nella valorizzazione delle singole storie. Le melodie di Paolo Buonvino, che in passato ha curato anche quelle di "Manuale d'Amore" al cinema, insieme a quelle dei Negramaro e di Luciano Ligabue, protagonisti entrambi di alcuni dei passaggi più commoventi dell'ultima puntata, senza dimenticare i cameo dell'ultima stagione dei vari Samuele Bersani, Calcutta e Stag, hanno di certo aggiunto un pizzico di magia e di freschezza generazionale. E c’è chi già ha chiesto a gran voce un "Tutto può succedere 3". Anche se non si ha nessuna ufficialità in merito, visti gli ascolti e il grande seguito, c'è da sperare che la Rai non si farà scappare l'occasione per continuare a puntare sui Ferraro. In fondo sulla tv di Stato, agli intrighi di potere, alle scoperte fantascientifiche e ai misteri di boss e malavitosi, sembra che gli italiani continuino a preferire la coinvolgente normalità di una famiglia ordinaria.

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