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“Se questo è un uomo, io non sono un uomo”, esplode il messaggio contro il femminicidio

La storia di Nancy e Sara, vittime in modo diverso del femminicidio. Esplode un messaggio di solidarietà in studio: “Se questo è un uomo, io non sono un uomo”. I primi a pronunciare questa solenne frase sono stati proprio Gerry Scotti e Rudy Zerbi, seguiti da una folta rappresentanza maschile del pubblico, che si è riversata sul palco per sostenere la commozione delle due donne e quella di Maria De Filippi.
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Nancy Mensa ha 22 anni e ha deciso di salire sul palco di Tu sì que vales per denunciare il doppio abbandono subito in tenera età: "Sono una conseguenza di queste tragedie.. Sono venuti a mancare i miei genitori. Nessuno si occupa del dopo, di noi. Voglio cercare di ottenere i riconoscimenti di questi diritti, miei e degli orfani in queste condizioni. Voglio dare voci a chi non ce l'ha". In questo modo a Tu sì que vales viene introdotto il forte messaggio contro il femminicidio. Lo studio intero si è unito nel ripetere una frase importante, fondamentale per il difficile periodo storico che stiamo vivendo: Se questo è un uomo, io non sono un uomo. I primi a pronunciarla sono stati proprio Gerry Scotti e Rudy Zerbi.

Entra subito dopo Sara, la mamma di una delle tante vittime del femminicidio: "Aveva poco meno di 19 anni…Bisogna educare i figli ad essere uguali, se un bambino vuole giocare con le bambole che ci giochi, se una bambina vuole giocare con le macchine, che faccia. Un uomo ha diritto di piangere senza essere considerato una femminuccia o una persona debole. Ci vuole rispetto nella vita. Mia figlia è stata uccisa perché ha detto No a un uomo". La donna ha fondato un'associazione per la lotta contro il femminicidio e ha chiesto il sostegno del programma per estendere questo messaggio indispensabile affinché le cose cambino davvero.

La tragica storia di Nancy Mensa

Nancy Mensa, 22 anni, originaria di Avola in provincia di Siracusa, è un'orfana di madre (Antonella Russo) che è stata uccisa a fucilate il 13 agosto 2013 dal padre, che come se non bastasse si è poi suicidato davanti al cadavere della donna e al figlio di 4 anni. In un'intervista rilasciata a Vanity Fair, Nancy Mensa dichiarò di essere ancora molto afflitta dal folle gesto del padre e dalla doppia perdita, che ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua vita e in quelle dei suoi fratelli:

Del delitto che si è consumato a casa mia non voglio ricordare i dettagli, mi sento ancora sconvolta come lo è mia sorella Desirée che oggi ha 24 anni e il mio fratellino. Ho provato il dolore che può cogliere chiunque a quella notizia. Mi è sembrata una cosa assurda. Poi è arrivata la rabbia, la confusione, il senso di solitudine. Io, mia sorella e mio fratello ci siamo ritrovati "orfani due volte". Cosa penso di mio padre? Che fosse un uomo malato, una persona che doveva essere curata: solo così posso spiegarmi quel gesto.

Nancy Mensa è arrabbiata, non è solo ferita. È arrabbiata perché si sta difendendo da sola, nell'inerzia generale. Vorrebbe un sostegno, sta studiando Giurisprudenza per avere risposte. Non ha freni nel dichiarare che nel suo, come nel caso di molte altre ‘vittime' indirette, manca un aiuto concreto:

Vorrei che i figli delle vittime, come accade per il terrorismo, la mafia e le morti sul lavoro, abbiano un sostegno psicologico, economico, agevolazioni in campo professionale. Ho ricevuto qualche risposta dalle Istituzioni ma nulla di concreto. Avevo anche chiesto al governatore della Sicilia di istituire un fondo per le vittime del femminicidio ma mi hanno risposto che i soldi non ci sono. Farò causa allo Stato, se resterà il silenzio. E solo per una ragione: non siamo vittime del femminicidio ma dello Stato.

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