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Santoro e l’addio a Servizio Pubblico: “Abbiamo fatto questo programma per amore”

Il conduttore apre l’ultima puntata di “Announo” salutando il suo pubblico, che ha contribuito a far nascere il grande progetto di “Servizio Pubblico”. RIngrazia e fa intendere che non tornerà più verso questo genere televisivo: “Pensavo saremmo durati 10 puntate, ne abbiamo fatte più di 100”.
A cura di Andrea Parrella
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Come noto Michele Santoro, qualche mese fa, ha annunciato che questa sarebbe stata l'ultima stagione di Servizio Pubblico, il progetto iniziato nel 2012, promosso da Michele Santoro dopo la fuoriuscita dalla Rai. Un progetto partito dal basso, con l'aiuto e il sostegno dei telespettatori, che potevano decidere di fare una donazione, affinché il programma partisse. Ed è andato avanti per diverse stagioni, prima autonomamente, su reti indipendenti, poi in esclusiva su La 7 da tre stagioni. Questa sera, 11 giugno, in occasione dell'ultima puntata dello spin off AnnoUno, condotto da Giulia Innocenzi, Santoro ha salutato il suo pubblico ringraziandolo, in quello che è parso un addio definitivo, almeno a questo tipo di programma, un talk show politico inesorabilmente in crisi.

Pensavo che sarebbe stato un miracolo durare una decina di puntate […[ Io volevo farcela con le sole nostre forze e volevo farcela alla grande, infatti di puntate ne abbiamo fatte 115. Saviano mi chiamava dall'America dicendo che su internet vedeva la trasmissione […] Ho sempre pensato di fare un lavoro civile, che aveva la sua funzione nel racconto della realtà. Non giudico male Sanremo, anzi, ho profonda stima per chi lo fa, ma Rai per una notte o la maratona per Libero Grassi, nemmeno la Carrà, Bonolis, Arbore e tutti gli altri sono riusciti a farle. E noi l'abbiamo fatta, non per bravura, ma per amore di una tv che non c'era….

Poi Santoro, prima di chiudere, racconta un aneddoto riferito all'anno in cui fu chiuso il programma di grande successo Sciuscià: "Prima di cancellare Sciuscià la Rai aveva deciso di finanziare un mio progetto su Salvatore Giuliano. Un sogno per me: 2 miliardi solo per scrivere la sceneggiatura. Il direttore di allora, ai servizi di Berlusconi, usò la sceneggiatura in tribunale. Ma io non abbassai la testa, vinsi in tribunale e vinsi quella sera in cui lasciai la mia carica di eurodeputato per stringere il microfono da Celentano a Rockpolitik. Quella sera c'erano milioni di persone davanti alla tv e sicuramente anche voi che avete contribuito a far nascere questo progetto". Poi il saluto finale:

Comunque la pensiate io vi aspetto a Firenze e per il momento voglio solo dirvi "Grazie, grazie di tutto".

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