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Sammy Basso: “Non penso alla morte, vivo giorno per giorno al massimo”

È il protagonista della mini serie di Nat Geo People: “Il viaggio di Sammy”. Il diciannovenne, affetto da progeria che causa invecchiamento precoce, si è raccontato a Deejay Chiama Italia. Ha spiegato di vivere al massimo e di guardare sempre al futuro. Ogni giorno affronta gli sguardi delle persone: “Dà fastidio, i bambini mi capiscono, gli adulti no”. Infine ha svelato: “Vorrei avere un Avatar, per poter correre liberamente”.
A cura di Daniela Seclì
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Ieri è andata in onda la prima puntata de "Il viaggio di Sammy" su Nat Geo People. Il docu-film racconta il viaggio in America di Sammy Basso, un ragazzo di 19 anni affetto da progeria, malattia che provoca invecchiamento precoce. Il giovane è stato ospite di Deejay Chiama Italia, insieme alla mamma Laura. La donna ha spiegato che ha saputo della malattia, quando Sammy aveva due anni:

"All'inizio era una sentenza, in quei momenti non ci sono parole, non si può immaginare cosa si prova".

Ha raccontato, poi, come è nata l'idea della mini serie:

"Era un sogno di Sammy fare il viaggio. Ci avevano intervistati per la trasmisisone Wild e il regista sapeva di questo desiderio, allora ha pensato: "Perché non riprendere il viaggio?"

Sammy ha preso la maturita con 85/100 e ora frequenta l'università, studia Fisica a Padova. Riguardo al viaggio in America ha raccontato:

"Difficile dire quale sia il ricordo più bello, ce ne sono talmente tanti. Il viaggio è durato 25 giorni, siamo partiti da Chicago e siamo arrivati a Santa Monica. È stato fantastico, ho visto dei posti favolosi, ho conosciuto degli indiani, dei motociclisti, ho fatto di tutto. La compagnia era buona. La troupe è stata fantastica e simpaticissima".

Le sue condizioni di salute lo hanno portato ad avvertire la stanchezza, ma non hanno affievolito la sua grinta:

"Io mi stanco fisicamente, ma la grinta prevale sempre, soprattutto in cose che capitano una volta e sai che puoi farle solo finché si può. Certo, la stanchezza c'era. Prima di partire ho salutato un po' di amici, giusto per fargli avere un po' d'invidia".

Non è mancato un pizzico di ironia:

"Durante il viaggio a volte mettevo la testa fuori, nel mio caso non posso dire di aver sentito il vento tra i capelli".

L'incontro con James Cameron – In America, Sammy ha avuto modo di conoscere uno dei suoi idoli, il regista James Cameron. Il film preferito del ragazzo, infatti, è Avatar.

"Mi piace Avatar perché il protagonista ha un handicap ma grazie all'aiuto degli altri riesce a catapultarsi in un mondo diverso. È il mio sogno, scoprire un mondo fantastico. Ho incontrato James Cameron e abbiamo fatto un giro nei suoi studios, poi ho potuto fargli un'intervista e chiedergli quello che volevo".

Il suo più grande desiderio è legato proprio ad Avatar:

"Vorrei avere un Avatar anch'io, anche solo per poter correre e sfogarmi".

In America ha conosciuto anche Matt Groening, che ha definito "molto schivo" ma che si è prestato a fargli un disegnino.

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Vivere con la malattia – La madre Laura ha raccontato com'è convivere con l'idea di una malattia che porta a prospettive di vita decisamente brevi:

"Non ci penso, altrimenti non si vive così. Noi viviamo giorno per giorno, più intensamente possibile, provando a fare di meglio e di più. Lui ha grandi progetti, la sua voglia di vivere è il motivo per cui pensa sempre a cosa farà più avanti e non sono cose piccole".

Sammy le ha fatto eco:

"Io vivo giorno per giorno al massimo, ma penso sempre al futuro. Ogni giorno vedo come posso fare le cose che fanno gli altri".

Ha raccontato, infine, quello che è stato il periodo più difficile per lui:

"Il periodo più difficile è stato quando ho iniziato la sperimentazione a Boston. Assumevo farmaci che avevano effetti collaterali allo stomaco che non sono ancora passati. È stato un periodo duro, non c'era un giorno in cui sono stato bene".

Sammy prova comunque a vedere il lato positivo della situazione:

"Tante persone hanno tutto ma non le cose che ho io, la progeria toglie da una parte e dona da altre parti. Sicuramente la fede mi aiuta, per un credente la religione è la parte più intima della propria vita".

Non è facile, però, convivere con gli sguardi continuamente puntati addosso:

"Dà fastidio quando mi guardano, non è una cosa che succede oggi e non succede domani, succede sempre. I bambini mi capiscono, gli adulti invece non capiscono. È come non poter fare quello che vuoi senza essere visti".

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