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Quindi il pubblico di Colorado riderebbe davvero?

La domanda è lecita, almeno lo è dopo un’ora passata alla ricerca del divertimento. Non risultando pervenuto, si potrebbe supporre che Colorado non sia divertente. In viva attesa di smentite.
A cura di Andrea Parrella
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colorado

E' una domanda ragionevole da porsi, questa? Ieri, dopo i primi sette comici di Colorado è sopraggiunto questo dubbio, avvalorato dal fatto che Morfeo fosse sul punto di prendersi gioco delle mie capacità percettive. E vedevo i presenti in studio sbellicarsi dalle risate in certi precisi momenti. Mi è difficile afferrare il teorema secondo cui, più programmi come questo vedono crescere il proprio bacino di pubblico, più si allontanano dal loro scopo, ovvero far ridere.

Pur essendoci da premettere che Colorado era partito, quasi un decennio fa, con presupposti del tutto diversi, ovvero come una versione slow alternativa dello Zelig che si stava godendo i fasti della prima serata, è fisiologico che possano esserci cambiamenti, anche involuzioni se si vuole. Ma addirittura giungere al punto in cui si preferiscono i tormentoni vacui alle risate sincere, mi pare troppo. La storia è sempre la stessa: questi contenitori costano molto poco alla rete che li produce, comportano buone entrate e un buon seguito (se si riescono ad indovinare dei personaggi) e garantiscono ai comici stessi l'effimera celebrità di una frase, un frizzo o un lazzo.

Non si condivide la tipologia di programma, ma quest'è e non stiamo qui a discutere le scelte ampiamente contestabili delle reti televisive. Si può dire che Zelig (una macchina perfetta in questo senso), per quanto abbia subito una débacle, un'usura potente dopo il suo boom, aveva come marchio di garanzia il bollino di alcuni personaggi, in primis i conduttori (nella prossima edizione saranno Teresa Mannino e Mago Forest), che garantivano rigore e professionalità, oltre che spirito, nell'architettura della loro comicità (senza escludere che pure qui ci siano alcuni che, molto semplicemente, non fanno ridere).

Colorado invece non ha marchi di garanzia, pare una ciurma incontrollata, senza vincoli, legge alcuna, privi del minimo rispetto per i tempi comici necessari non solo a portare avanti una trasmissione in prima serata, quanto più che altro a far ridere il pubblico. E' una sorta di oasi dell'inconcludenza, che pure è strano, visto che da condizioni similari vengono fuori, spesso, cose buone. La domanda iniziale era imprecisa, manca d'esattezza: più che chiedersi se il pubblico di Colorado rida davvero, sarebbe curioso capire se il pubblico ci voglia andare davvero. A vedere Colorado, si capisce.

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