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Oscar tv 2014, premiata la televisione che subiamo senza poter scegliere

Striscia La Notizia, Affari Tuoi, Le Iene e Don Matteo: questi i vetusti protagonisti della 54esima edizione degli Oscar Tv, le cui sole novità (ammesso che lo siano), sono L’Edicola di Fiorello, relegato a programma web, e il rimpasto di “Avanti un altro” firmato Bonolis.
A cura di Andrea Parrella
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Affari Tuoi nasce nel 2003, quattro cambi di conduzione, carriera decennale; Striscia la Notizia di anni ne ha più di 25, non basta lo spazio di un trattato per scrivere; Le Iene vanno per gli oltre 15 anni di vita; Don Matteo sta per spegnere dieci candeline. Che cos'hanno in comune questi programmi, veneranda età televisiva a parte? Sono stati alcuni dei protagonisti della cinquantaquattresima edizione degli Oscar tv, serata di cui (non a caso) il testimonial perfetto in fatto di attualità è Daniele Piombi. Ora qualcuno storcerà il naso, pensando sia la solita polemica anti Rai, ma la verità è che il problema non sono i programmi vetusti che ne escono vincitori, quanto più che altro il grande assente: quel briciolo di idea, anche minimo, che non si è visto.

Le sole due pervenute, per quanto non abbiano nulla di nuovo quanto a "intreccio", sono relegate alla categoria aliena del miglior programma web (l'idea che qualcosa sia nuovo perché si vede su un supporto differente da quello tradizionale è follia pura), che omaggia Fiorello perché il solo preso in considerazione, che tuttavia avrebbe dovuto vincere lo stesso; in alternativa Paolo Bonolis, dotato del pregio, a questo punto non banale, di essere il solo a tentare la mossa furba di rimescolare le carte con il suo "Avanti un altro" (e che ammette pure si farà indietro quando sentirà di non avere più idee, per quanto forse sia già accaduto).

 Tutto il resto è il solito circolo chiuso di insignimenti a qualcosa il cui successo è giustificato da un'audience veicolata da un solo fattore: l'assenza di concorrenza. Non è detto che ciò che non sia nuovo debba essere sostituito, si avvalorerebbe quell'idea distorta dalla politica di recente, secondo la quale il non nuovo sia vecchio e da buttare, mai utile perché esperto. Ma la sensazione è che dalle parti di Viale Mazzini se la cantino e se la suonino da soli. Le domande a consuntivo della serata condotta da Fabrizio Frizzi dovrebbero essere sistemiche, interrogarsi sul periodo che la tv sta attraversando, del moltiplicarsi dell'offerta tramite un'infinità di canali, dell'esigenza culturale che il pubblico potrebbe avere di vedere cose nuove, ma facciamo che questa volta ci si limita a fare un paio di domande di facciata: dov'era La7 ieri sera? Possibile che un personaggio come Crozza, capace due sere fa di fare il 10% di share non si meritasse almeno una menzione? Oppure che non si consideri come il Tg diretto da Mentana sia divenuto un indiscutibile vettore dell'informazione televisiva? E per Le Invasioni Barbariche, nemmeno un accenno?

Non che gli ultimi tre nomi citati costituissero una novità, ma sarebbero stati significativi quantomeno in termini di varietà. In calce, un Oscar per la Tv andrebbe dato d'ufficio a Mediaset, ogni anno, con una sola motivazione: la rinuncia ai Telegatti si interpreta come l'onesta presa di coscienza che una tv così dei premi non li meritasse.

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