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Mistero e derivati, scientificamente testati

Il ritorno del format di Italia1, presentato quest’anno da Paola Barale, segna la conferma di un genere intramontabile che caratterizza la nostra Tv da più di un decennio.
A cura di Andrea Parrella
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Difficile intuire se sia realtà o un processo di auto-convinzione, ma è da alcune settimane che qualunque zona del perimetro di un telecomando si pigi, appare l'emissione di materiale collocabile sotto la voce "scienza, finta scienza, cose che la scienza non può spiegare, cose che la scienza non vuole spiegare perché se ne sia assolutamente rifiutata, salvataggi estremi da situazioni di pericolo con accenno a piccole nozioni scientifiche, cose a caso…". Ieri sera è ricominciato Mistero (Italia1, giovedì 21:15), del quale tutti sentivamo la mancanza e su Twitter da subito impazzano i commenti per Daniele Bossari ritornato in cripta. A ben vedere appare indubbia la capacità di farsi anticipare nientepopo' di meno che da Voyager sull'annosa questione del Paul Mc Cartney sostituito con un sosia identico, dando per sicuro che quello vero sarebbe già bello che morto. Il tutto gestito da un'esordiente Paola Barale, lanciatasi nell'impresa di rimpiazzare il suo compagno Raz Degan, che durante la sua edizione si cimentò anche nel ruolo d'autore, mentre provava ad imparare l'italiano.

Mistero ieri è stato quasi preferibile a Servizio Pubblico, almeno per l'impegno cerebrale non troppo sproporzionato che richiedevano la Barale da una parte e, dall'altra, Alessandra Mussolini (ospite del programma di Michele Santoro), di cui ricordiamo la degna interpretazione del jingle Forza gnocca, quando Berlusconi prefigurò il suo partito potesse chiamarsi così. I ringraziamenti a lei sono infiniti. Terminata la trasmissione, in un attacco violento di zapping ci si poteva ritrovare in prima notte davanti a Ciak, in onda su Dmax, in cui si lavora su filmati amatoriali di situazioni di pericolo etc.etc… Riflettendoci bene potremmo anche risalire all'esordio di Eva Riccobono su Raidue di qualche giorno fa: sommando le unità, viene fuori che l'idea di un'invasione del genere "scienza e derivati" non è proprio bislacca.

Questo è il vero mistero. Considerati i loro aspetti differenti e i pregi o i difetti nel risultato finale, gli esempi fatti (e ce ne sarebbero altri) restano impostati su quella linea d'onda uniforme che stuzzica la curiosità spicciola dello spettatore, non lasciandogli mai spazio per sentirsi del tutto rincoglionito. L'impressione è che il vero genere immortale nato negli ultimi dieci/quindici anni non sia il reality show, in stato di decomposizione proprio perché lo spazio per sentirsi rincoglioniti lo lascia, bensì questo tipo di TV a basso costo, a suo modo interessante, che si avvale di segnalazioni, vere o fasulle, di amatori che sentono di prenderne parte. Il primo esempio lo si ricorda ancora su Italia1, quel RealTV presentato da Guido Bagatta, che fu anticipato per un'intera estate da spot che lo caricarono del titolo di programma dell'anno, quantomeno rivoluzionario.

Visto il seguito avuto nel tempo, si guarda ad oggi con occhio favorevole a quell'esperimento della Tv generalista, e allo stesso tempo si cerca di capirne la strategia mediatica nella scelta delle sensuali gieffine Melita Toniolo e Raffaella Fico, "conduttrici per caso" immerse in una jacuzzi piena di schiuma. La parodia la trovò immediatamente un genio tra gli umoristi di casa nostra, Walter Fontana, il quale ne intuì al volo i limiti "reali", concretizzandoli nel video Super Vero Tv (in alto).  Si tratta di un estratto da Mai Dire Gol, unico vero motivo scatenante dell'articolo che avete letto.

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