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Matteo Viviani ammette: “Falsi i video russi su Blue Whale, ma il pericolo esiste”

L’autore del servizio che poche settimane fa ha scatenato l’opinione pubblica, ammette come i video russi utilizzati da Le Iene fossero falsi: “Me li ha girati una tv russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche”. Ma si difende con le unghie: “se ho contribuito a salvare anche una sola persona, il mio è stato un lavoro prezioso”.
A cura di Andrea Parrella
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La Iena Matteo Viviani ammette l'utilizzo di video falsi provenienti dalla Russia nel servizio sul caso Blue Whale, che alcune settimane ha scatenato la psicosi relativa al macabro gioco che porterebbe dei giovani ragazzi al suicidio: "Me li ha girati una tv russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche, ma erano comunque esplicativi di quello di cui parlava il servizio". Queste le sue parole, in un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, in cui Viviani confessa l'errore commesso, anche in seguito alle sollecitazioni degli ultimi giorni, giunte in ragione del video pubblicato sui social che mostrava, appunto, incongruenze e alterazioni del materiale video, mettendo in discussione l'autenticità del servizio su Blue Whale. Viviani minimizza, ribadendo che i video falsi fossero funzionali ad esplicare il senso del servizio: "Era solo il punto di partenza, cambiava qualcosa se mettere una voice over di 4 secondi in cui dicevo che quei video non erano collegati al Blue Whale?" La Iena si scusa, ma rilancia sull'importanza e l'urgenza del tema:

Ieri sono andato in una classe e ho chiesto quanti conoscessero il Blue Whale prima del mio servizio. La metà degli alunni ha alzato la mano. Noi adulti ignoriamo parte del web, specie quella popolata dai giovanissimi. La polizia ha salvato una ragazzina che era quasi al cinquantesimo giorno del gioco, quindi aveva iniziato prima della puntata

In sostanza, spiega l'autore del servizio, c'è un problema esclusivamente inerente l'utilizzo dei video non autentici o provenienti da luoghi diversi dalla Russia. Ma per Viviani l'esistenza del gioco e il pericolo che rischia di comportare sono indubbi e lui risponde con durezza a chi lo contesta, comparando l'operazione Blue Whale a quella, altrettanto clamorosa, del caso Stamina: "Ma per favore, la gente guarda il dito anziché la Luna". poi continua:

Allora non dobbiamo dare più notizie neppure sul bullismo o sul femminicidio? Non posso praticare l'omertà su un argomento e se ho contribuito a salvare anche una sola persona, il mio è stato un lavoro prezioso

"L'allarme esiste, lo conferma la polizia"

Resta una questione sostanziale, ovvero che, a questo punto, non è certo che il Blue Whale sia una notizia, qualcosa di concretamente esistente, oppure una enorme bolla mediatica, sostanzialmente una bufala. L'inviato risponde così: "La polizia italiana ha confermato l'esistenza di un allarme sociale e mi ha ringraziato per l'attenzione che ho portato sul fenomeno". La Iena chiude l'intervista rilanciando con le accuse e affermando, sostanzialmente, che chi tenta di smontare a tutti i costi il servizio de Le Iene può creare un danno enorme:

Cercare le debolezze nel servizio con titoli tipo "Le Iene incastrate nella loro falsità dal web" abbassano l'allerta su questo fenomeno che, secondo me, è anche più grave di come l'ho raccontato.

Che cos'è Blue Whale challenge?

Quello sul Blue Whale è un caso mediatico di dimensioni enormi che ha avuto, dopo la messa in onda del primo servizio de Le Iene, l'effetto di una grande attenzione dell'opinione pubblica. Si tratta di un macabro gioco sarebbe nato su VKontakte, un social russo molto usato dagli adolescenti, capace di manipolare ragazzini adolescenti fino a spingerli a farsi del male. Si ipotizza che  il nome "Balena" sia dovuto al disegno di balene richiesto in alcune sfide o al fatto che i cetacei, per morire, decidano di suicidarsi arenandosi sulla spiaggia. La vicenda ha fatto emergere casi di emulazione e generato alcune vicende di cronaca locale che si sono poi rivelate bufale. Tra queste la vicenda di Avellino, dove un giovane è stato denunciato per procurato allarme. Dopo l'effetto dirompente del servizio, tuttavia, in molti avevano sollevato dubbi sulla veridicità del fenomeno e della rappresentazione che il programma di Davide Parenti ne aveva fatto.

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