La moglie di Raf Gabriella Labate shock: “Ho rischiato di morire per la malasanità”
Gabriella Labate è stata ospite di Domenica Live, dove ha raccontato un brutto episodio che la riguarda. La moglie di Raf è arrivata ad un passo dal perdere la vita. La showgirl ha spiegato:
"Ero a New York, stavo attraversando la strada davanti a Raf. Uno sconosciuto mi ha investito e si è dileguato. Sono stata ricoverata con distacco della retina e altro. Tornata in Italia, ho cominciato a sentire un dolore alla spalla sinistra. Ero seguita da un ortopedico che mi ha fatto fare delle terapie senza successo. Mi ha detto che mi dovevo operare subito. Ho una rabbia fortissima… Ricordo che mi hanno portata nella sala pre operatoria. Dovevo fare un'anestesia locale alla spalla e ho chiesto di non voler dormire se non necessario".
A quanto racconta, però, l'anestesista non sarebbe stata ben disposta nei suoi confronti:
"L'anestesista era un po' disturbata dalla mia scelta. Mi diceva:"Ma tu sei ansiosa… soffri di attacchi di panico?". Io non ho mai sofferto di ansie. L'anestesista ha preso un ago e con la sondina mandava impulsi elettrici al nervo che si doveva addormentare. È entrata con questo ago, ho sentito una scossa fortissima al centro del petto. L'ho detto subito. E lei mi trattava in maniera arrogante e poco gradevole. Ha tirato fuori l'ago, lo ha rimesso dentro e ho sentito una seconda scossa fortissima al centro del petto. Gliel'ho ridetto ma la sua risposta è stata: "Senti devi stare calma o ci disturbi". Cominciava ad essere sempre più maleducata. Ha trovato il nervo. Ha iniettato l'anestesia e se n'è andata. Dopo tre minuti ho iniziato a sentire come una pressione che mi schiacciava il petto e ho cominciato a preoccuparmi e chiedere aiuto. Chiamavo il nome della dottoressa e non mi rispondeva. Sentivo che armeggiavano dietro di me insieme a una sua assistente. A quel punto ho iniziato ad urlare, a chiedere disperatamente aiuto perché respiravo male. Ho iniziato ad urlare anche il nome del chirurgo ma non mi filava nessuno".
L'anestesista si sarebbe dimostrata sempre più infastidita dal fatto che la Labate si lamentasse:
"Ho sentito l'anestesista che diceva: "Sedala altrimenti questa rompe i c0gl**ni per tutto l'intervento". Io avevo firmato il consenso ma c'era stato un accordo verbale perché io chiedessi la totale. Mi hanno portato nella sala operatoria in uno stato pazzesco. Ho sentito che perdevo i sensi nel momento peggiore. Un incubo. Gridavo aiuto ma non si giravano a guardarmi. Le ultime parole che ho sentito prima di dormire sono state di un infermiere che diceva "Non è che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato se questa si lamenta così?". E l'anestesista ha risposto:"Questa la devi lasciar perdere, se urla e si lamenta così tanto è perché ha più fiato di me e di te, tienila sedata perché sta rompendo le pal*e a tutto il reparto. È solo una viziata che ha un attacco di panico". Mi hanno operata, mi sono risvegliata e continuavo a stare male per un'operazione alla spalla. Lei con l'ago era entrata dentro al polmone".
Quindi ha aggiunto:
"Aveva lasciato detto di somministrarmi Lexotan e morfina che mi inibiva totalmente. Ho continuato a chiedere aiuto, ho chiesto: "Visitatemi". Tra l'altro l'anestesista non ha aspettato la fine del mio intervento, è andata via, mi ha violata come paziente. Io non riuscivo a respirare, avevo le mani viola. Raf aveva chiesto un medico e lei disse: "Non visitatela perché è solo una viziata che ha attacchi di panico. Anche se non ho mai sofferto di attacchi di panico, ho amici che ne soffrono ed è offensivo verso chi soffre. Io avevo un polmone collassato. Io gridavo aiuto perché mi aveva bucato un polmone, non avevo più un polmone. Sono arrabbiatissima. È stato difficile per me . Per cinque giorni ha chiesto aiuto. Ci sono ragazze come Valentina Col, con due occhi da cerbiatta, che è morta per un caso simile al mio, non è qui a raccontarlo".
Provvidenziale per salvarsi è stata la chiacchierata con un'amica:
"Mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: "Sto morendo, devo chiedere aiuto". Ho sentito un'amica e abbiamo fatto insieme una preghiera agli angeli. Poi ho sentito un amico, Carlo Gasperoni, e mi ha detto: "Tu in questo esatto momento devi farti portare in clinica". Si sono resi conto che non avevo un polmone, mi hanno fatto una tac e mi hanno portata in sala operatoria con un chirurgo toracico. E stata un'operazione fatta con urgenza".
Quindi ha concluso:
"All'anestesista voglio dire: "Si metta una mano sulla coscienza perché si ricordi dove l'ha persa, perché chiedere perdono fa bene a se stessi. C'è un procedimento in corso. Non nomino la clinica, ma è una notissima clinica privata di Roma".