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Kasia Smutniak: “Il film Limbo spiega che da un trauma si può uscire con l’amore”

Mercoledì 2 dicembre su Rai1 andrà in onda il film “Limbo” che vede protagonista l’attrice Kasia Smutniak. La pellicola racconta “quel tempo – non tempo che segue un trauma”.
A cura di Daniela Seclì
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Kasia Smutniak ha rilasciato una lunga intervista al settimanale Oggi. L'attrice ha descritto quello che per lei è il momento più bello della sua giornata:

"Più di tutto mi piace la mattina. La colazione con i miei figli, l’inizio di una giornata. D’inverno ancora di più, quando c’è ancora buio, e loro sono assonnati. Facciamo una bella colazione dolce o salata, come si usa in Polonia. Come mamma, mi do dieci. Ma non sono un generale con i miei figli. Serve la giusta misura".

Limbo andrà in onda mercoledì 2 dicembre su Rai1

Mercoledì prossimo, la vedremo nei panni di protagonista del film "Limbo". Kasia Smutniak interpreta una donna soldato, che dopo un attentato in Afghanistan, farà fatica a tornare alla normalità. In proposito, l'attrice ha dichiarato:

"Il film racconta il limbo, quel tempo-non-tempo che segue un trauma. Un’esperienza in cui puoi perdere te stesso. Il mio personaggio è lì, ma non c’è con la testa. Anche Mattia (personaggio interpretato da Giannini, ndr) è un uomo sospeso, così nasce una scintilla tra due anime ferite. Ma la loro storia li porterà alla speranza. Dal trauma si può uscire col tempo. E l’amore è una delle possibilità. Diciamo che questa era un’altra parte che avevo voglia di raccontare, in modo diverso, affrontando un personaggio completamente diverso".

"Sono cresciuta nelle caserme, sognavo la scuola militare aeronautica"

Kasia Smutniak ha anche svelato un dettaglio inedito sulla sua infanzia:

"Con il film ho recuperato un po’ della mia infanzia. Sono cresciuta nelle caserme. Dopo il liceo volevo entrare nella scuola militare aeronautica. Per me era naturale. Ho un nonno elicotterista e mio padre e mio zio sono generali sui caccia, mia nonna era soldato di terra. In Polonia le donne soldato hanno una storia centenaria. Per noi è un lavoro, come il medico o il pompiere. Sono cresciuta vicino agli aeroporti militari. Ho vissuto in tempi di pace. Mio papà al massimo spariva per qualche addestramento. Ma la consapevolezza del pericolo c’era. Capitano tanti incidenti, i miei genitori hanno perso amici, mia madre suo fratello pilota".

"Dopo gli attentati a Parigi non possiamo vivere nella paura"

Infine, ha detto la sua sugli attentati avvenuti a Parigi:

"Sono atti terroristici di una violenza tale, di una tale barbarie… Non so neppure se sia giusto parlare di guerra. Ora viviamo in tempi così diversi. Non si tratta di militari contro altri militari ma di pazzi contro la gente comune. Non possiamo vivere nella paura, è cio che vogliono i terroristi. La paura è come una malattia che colpisce a caso. Meglio godersi ogni momento".

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