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Inchiesta di Report contro Gucci: “Sfrutta manodopera cinese che lavora in nero”

Un servizio choc del programma di Milena Gabanelli avrebbe svelato la verità sui meccanismi aziendali della maison fiorentina: operai asiatici assunti part-time ma costretti a lavorare il triplo delle ore, artigiani sottopagati per produrre borse poi vendute a 850 euro. La rete s’indigna, l’azienda replica: “servizio falso e diffamatorio”.
A cura di Valeria Morini
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Dopo lo scandalo che investì Moncler in una puntata di Report lo scorso novembre, un'altra griffe italiana finisce nel mirino del programma di Raitre condotto da Milena Gabanelli. Stavolta è Gucci, storico brand fiorentino fiore all'occhiello dell'alta moda,  a essere al centro di un'inchiesta, intitolata "Va di lusso".

L'azienda è in realtà da diversi anni sotto il controllo della holding francese Kering, che di recente ha peraltro rimosso lo storico direttore creativo Frida Giannini. La colpa imputata dal reportage è quella di non rispettare appieno i principi del Made In Italy cui sostiene di attenersi. La gionalista Sabrina Giannini, già autrice del servizio su Moncler, ha analizzato dall'interno i meccanismi aziendali intervistando l'artigiano Aroldo Guidotti. Sarebbe così emersa un'enorme diffusione della manovalanza cinese da parte dei laboratori italiani. Gucci avrebbe deciso di sostituire operai italiani con lavoratori asiatici, ufficialmente assunti con contratti part-time ma in realtà impegnati anche 14 ore al giorno.

Toscana "zona franca" per i brand di lusso

Stando al servizio di Report, si parla di 150 ore di evasione contributiva e previdenziale, mentre per la produzione di una borsa tipica della maison venduta nei negozi a 830 euro, l'artigiano pellettiere verrebbe pagato soltanto 24 euro. Da quanto emerge dall'inchiesta di Raitre, quella dell'azienda toscana non sarebbe quindi una filiera etica e controllata, nel rispetto delle regole e della certificazione SA8000. Report ha addirittura parlato di Toscana come "zona franca al servizio di marchi del lusso che hanno trovato come produrre al ribasso in Italia".

Le reazioni del web

Il popolo della rete ha immediatamente reagito al servizio choc, manifestando la propria indignazione con tweet che criticano il presunto sfruttamento degli operai cinesi, applaudendo la scelta di un artigiano della maison (Aroldo Guidotti) di parlare senza remore ai microfoni di Raitre.

La risposta di Gucci

Da Gucci è arrivata la replica ufficiale, tramite comunicato stampa:

Gucci si dissocia nel modo più assoluto dai contenuti e dalla forma del servizio mandato in onda domenica 21 dicembre nell’ambito della trasmissione Report. La signora Gabanelli non ha mai posto a Gucci alcuna domanda pertinente su quanto da cinque mesi stava girando. Telecamere nascoste o utilizzate in maniera inappropriata, solo in aziende selezionate ad arte da Report (3 laboratori su 576), non sono testimonianza della realtà Gucci. (…) Il servizio ha accusato Gucci di consigliare l’utilizzo di “forza lavoro cinese a basso costo”. Tutto ciò è falso e destituito di ogni fondamento e fortemente diffamatorio.

Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi si è invece scagliato su Twitter contro la presunta "parzialità" dell'inchiesta di Report:

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