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Il boss delle cerimonie, parla il regista: “E’ autoironico, come i napoletani”

Ospite di Tv Talk, Raffaele Brunetti ha confermato la legittimazione degli ascolti del suo discusso programma: “Non pretendiamo di raccontare tutta Napoli”. Ma in studio non sono tutti d’accordo.
A cura di A. P.
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L'ascesa de "Il boss delle cerimonie" pare inarrestabile, a testimoniarlo sono i dati d'ascolto notevoli, che sfiorano il 4%, risultato che per una tv come Real Time e per la fascia oraria di messa in onda sono a dir poco eccezionali. Due settimane fa si apriva proprio sulle nostre pagine, una discussione in merito all'opportunità o meno della messa in onda del programma che ha per forza di cose diviso il pubblico. Affermavamo che, volente o nolente, Napoli fosse anche quella mostrata nei matrimoni barocchi e sfarzosi, smodati, che la trasmissione ci fa vedere. Ieri, a discuterne a Tv Talk, c'erano il regista della trasmissione Raffaele Brunetti e uno dei più accesi detrattori della trasmissione, Federico Arienzo, vicepresidente della Municipalità 2 del comune di Napoli.

Il regista ha naturalmente manifestato il suo punto di vista, assolvendo dai peccati di cui è stato accusato nelle ultime settimane il programma: "Il nostro show non pretende di raccontare tutta Napoli e tutta la napoletanità: non si può raccontare una città intera in un programma. Tuttavia il fenomeno dei matrimoni che descriviamo costituisce una realtà che c’è e merita di essere illustrata. La nostra è una trasmissione ironica e autoironica, come sono autoironici tutti i napoletani: e i dati di ascolto sono eccezionali". Ma a rispondere senza indugi il vicepresidente della municipalità ha negato che quel  ritratto abbia a che fare con una realtà limitata alla zona napoletana:

Non appena ho visto il promo e le immagini del programma mi sono accorto che c’entravano ben poco con quel che la voce narrante raccontava. Quella è una rappresentazione non vera della realtà napoletana: immagino che le stesse scene si vedano nei matrimoni di Roma o Milano

La chiusura di Brunetti, che si è dovuto naturalmente difendere per lo più da attacchi e dall'effetto di un generale snobismo, è stata la seguente: "Gente come Alessandro Siani, Massimo Ranieri e Nino D’Angelo si è formata nei matrimoni. E poi il nostro programma è stato molto apprezzato su Internet. Non può essere messa in discussione la libertà delle persone di divertirsi come vogliono nel giorno più bello della loro vita. Il boss delle cerimonie ha uno stile fiabesco e surreale, ed è così ironico che su Facebook vengono riportate le battute più belle. Questi matrimoni rappresentano uno spettacolo naturale che senza di noi sarebbe rimasto segregato: perché non farlo vedere a tutti? Pensare che gli spettatori siano immaturi significa avere una considerazione bassa del pubblico televisivo. Se questo programma fa così paura, vuol dire che ce n’era bisogno"

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