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Eredità Alberto Sordi, parla l’autista: “Non ho rubato nulla e sono innocente”

Nel contenitore domenicale si continua a parlare di eredità dei famosi, in cui parla per la prima volta Arturo Artadi, l’autista accusato di aver tentato di mettere le mani sul patrimonio della famiglia Sordi. In un contesto fumoso, “Domenica Live” appare sempre fuori luogo per parlare di argomenti così delicati.
A cura di G.D.
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Arturo Artadi, l'autista di Alberto Sordi, parla per la prima volta ai microfoni di Barbara D'Urso nel corso di "Domenica Live". L'autista peruviano è processato per truffa, avrebbe indotto la sorella di Alberto Sordi, la signorina Aurelia, a firmare carte che gli avrebbero consentito di gestire parte del patrimonio dell'attore. Questo è quanto viene contestato dai familiari diretti di Alberto Sordi, in studio c'e Renato, cugino di Alberto Sordi, che ritiene che Arturo Artadi, in cima alla lista degli imputati, avrebbe preso una somma ingente. Arturo Artadi non risponde alle sollecitazioni di Renato e parla solo con Barbara D'Urso:

Non ho mai avuto competenze di nessun genere che non sia quello di autista. Non ho fatto il badante, né Sordi né Aurelia hanno mai avuto badanti, poi possono confermare tutto che io ho sempre detto la verità. Ho fornito le prove, i miei legali se ne stanno occupando. Io sono imputato in un processo del quale mi ritengo assolutamente innocente. I giudici delle indagini preliminari, ed è scritto, non è che lo dico io, hanno rigettato tutte le accuse del pubblico ministero.

Quando Barbara D'Urso gli ricorda che in gennaio ricomincia il processo per truffa, circa 2.5 milioni di euro, fa partire le intercettazioni pubblicate da "Il Messaggero", messe in scena e recitate per l'occasione. Quando Arturo Artadi avrebbe scoperto un nuovo conto da 8 milioni di euro rivela, in una conversazione con il suo avvocato:

"Questo estratto conto, sono dei titoli? Soldi che la signorina Aurelia ha in banca?" "Da quello che vedo sì, più tardi vengo a prendere la procura così la possiamo depositare in banca e sapranno che lei agisce per nome e per conto della signorina Sordi." "Quindi c'è più di quello che pensavamo possiamo essere tranquilli e lavorare con la banca."

Arturo Artadi si difende:

Io quella procura non l'ho mai usata. Quando la signorina era in vita voleva fare una fondazione per aiutare i terremotati de L'Aquila, ma io quella procura non l'ho mai usata. Potevo usarla, non l'ho mai usata.

Il contesto è molto fumoso. Nel guardare in tempo reale quanto successo, appare sempre fuori luogo parlare di una cosa del genere in un contenitore domenicale.

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