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Elio: “Basta X Factor, non lo farò mai più”

In un’intervista a Scanzi su “Il Fatto” il leader degli Elio e Le Storie mette un punto definitivo alla sua esperienza nel talent di Sky. Dell’Auditel “non me ne frega un cazzo” dice, ed esalta la Rai per il suo Il Musichione: “Ci hanno dato carta bianca, anzi bianchissima”.
A cura di Andrea Parrella
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Per un Mika confermato a X Factor, un Elio se ne va. Se c'era già qualche presentimento che il frontman potesse dire basta al talent, l'intervista di Andrea Scanzi per "Il Fatto" a Stefano Belisari, in arte Elio, mette un punto defintivo alla sua esperienza come giudice di X Factor, dopo la quarta esperienza dello scorso anno: "Chiaramente X Factor non è un programma rivoluzionario, anche se a Sky è migliorato. Lo volevo fare solo un anno, sono rimasto quattro anni. E non lo farò mai più: mai più. Sono contro la filosofia dei talent, ma se non li avessi frequentati non sarei diventato un volto noto e non mi sarei potuto permettere Il Musichione. Che ha confermato tutti i paradossi dell'Auditel". Appunto, l'Auditel, proprio quel mostro strumento di condanna il programma di Elio e le Storie tese della seconda serata del giovedì sera di Rai2, che non ha ottenuto grandi riscontri in termini di ascolto. La crociata di Elio è proprio contro il "potere spaventoso" del tubo catodico e i paradossi da questo generati:

Nel 1999 simulammo a Mediaset una contestazione di spettatori delusi dalla nostra "commercializzazione". Io reagisco male, quasi picchiandoli, e la conduttrice Tamara Donà ferma tutto. Una cosa studiata nei dettagli, ma che oggi su Youtube gira ancora come uno scazzo vero. Era quello che volevo dimostrare.

Elio apprezza apertamente la carta bianca concessa al gruppo dalla Rai (lui la definisce addirittura "bianchissima"), sottolineando come a lui degli ascolti non interessi: "Posso dirlo? Dello share non me ne frega un cazzo. Ringraziamo la Rai che ci ha dato carta bianca, anzi bianchissima, infatti il programma era un caos. Ridaranno le cinque puntata in replica ad orari più umani, magari andrà meglio. E comunque basta con il mito degli ascolti. Insomma un tipo di logica che molti cercano di alimentare, corroborata da un trend che quest'anno vuole molti programmi intoccabili della tv italiana in crisi d'ascolti, ma ugualmente tutelati a spada tratta dalle rispettive reti di competenza.

C'è molto altro nell'incontro tra Scanzi ed Elio, dal rifiuto della logica dei premi così come di quello dell'Auditel, l'accoglienza che le parodie degli Elio ebbero agli inizi, come nel caso di Mogol: "Trasformammo quel testo ("Verso l'ignoto" cantata da Gianni e Marcella Bella, ndr) nel percorso di uno stronzo vero, che cade nel water e comincia un suo lungo viaggio, appunto verso l'ignoto. Un brano per me geniale, ma Mogol non apprezzò e negò l'autorizzazione ad incidere la canzone. Fino alla tanto discussa (non) vittoria del Festival di Sanremo del 1996, quando il gruppo arrivò secondo con "La Terra dei cachi", ma secondo molti il primo gradino del podio gli fu tolto d'ufficio:

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Un gioco con fondo di verità. Era il '96, arrivammo secondi con La terra dei cachi dietro Ron e Tosca. Ci furono indagini, mi interrogarono. Un carabiniere mi rivelò che, dai dati in loro possesso, risultò che fossimo stati noi i veri vincitori. Anni dopo ho incontrato Giorgia: anche a lei avevano detto che, dai dati in loro possesso, era stata lei a vincere, boh.

Nel finale Scanzi gli ricorda della morte dell'amico fraterno Feiez, probabilmente la vera anima del gruppo, senza il quale gli Elio difficilmente sarebbero ciò che oggi sono, venuto a mancare proprio sul palco, mentre stava eseguendo Rockin' in rythm di Duke Ellington: "Sapeva fare qualsiasi cosa: tecnico del suono, fonico, sassofonista, chitarrista, cantante. Un vero One man band. Con lui ho perso un fratello. Ricordo il giornalista che mi chiedeva di commentare la notizia fuori dall'obitorio. Feiez se n'era appena andato. Sono un non violento, ma è stata l'unica volta in cui ho pensato di picchiare qualcuno.

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