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Downtown Abbey fa flop, su Rete4 la serie dei record non tira

Da più di un milione di telespettatori a quasi 800mila. La differenza della serie inglese rispetto ai prodotti standard della rete Medaiset è netta. Freccero: “Se mandi nella stessa serata ‘Tempesta d’amore’ e ‘Il segreto’ c’è poca speranza”.
A cura di A. P.
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Si chiude questa sera su rete 4 la terza stagione di Downtown Abbey, drama scritta da Julian Fellowes che in Inghilterra ha letteralmente spopolato in frange di pubblico differenti. una fiction storica realizzata con minuziosità, cura nei particolari, costi altissimi di produzione, attori di altissimo livello dalla prima all'ultima comparsa. Tuttavia, nonostante Rete 4 trasmetterà anche la quarta serie, quest'ultima ha evidenziato una curva decisamente negativa quanto all'interesse del pubblico nei suoi confronti. Si è partiti da 1 milione di telespettatori iniziale, per arrivare ai circa 800mila recenti. Per quale motivo la serie su Rete4 non riesce a sfondare? Dov'è la differenza sostanziale con gli altri prodotti di successo proveniente dall'estero che anche qui vengono confermati da un riscontro di pubblico?

Carlo Freccero, vate moderno del fare televisione, ha rilasciato la sua opinione a Repubblica affermando, senza mezzi termini, che il motivo del "fallimento" è da attribuire alla rete, non adatta al prodotto specifico:

È importante la rete, eccome: ognuno fa il proprio palinsesto ma Retequattro non è adatta. In Gran Bretagna è naturale che siano impazziti. Gli americani, grandi fan di Downton Abbey, hanno un complesso verso gli inglesi e il fatto che negli Stati Uniti vada in onda sulla PBS, la rete pubblica, ha aggiunto forza. In Italia la fiction in costume è sempre vissuta attraverso la chiave del melodramma, mentre Downton è più complessa, è sui rapporti di potere declinati anche attraverso i legami amorosi. Il problema riguarda l'estetica, il gusto del pubblico.

La questione penetra in criteri di gusto del pubblico, ciò che fondamente il telespettatore è avvezzo a ritrovarsi sul piccolo schermo. Conclude Freccero: "Mediaset offre in prima serata Il segreto, una brutta telenovela spagnola, è il romanzo d'appendice, non un romanzo. E Retequattro fa il tris: ripropone nella stessa serata Il segreto Tempesta d'amore e poi Downton Abbey: chi segue Il segreto può apprezzare la scrittura raffinata di Fellowes? E vogliamo parlare della fiction italiana? È disastrosa. Siamo sempre dentro Don Matteo e non apriamo il capitolo su Gli anni spezzati o Un matrimonio. In Rai sarà rimasto qualcuno di sinistra? Siamo nelle mani della Tarantola, ma cosa fanno i consiglieri".

Sui blog la protesta si muove su un terreno simile, gli appassionati infatti affermano che un prodotto di questa levatura non possa essere somministrato con una potente infarcitura di spot e su una rete non predisposta a questo livello qualitativo. A fare il controcanto è tuttavia il direttore di rete Giuseppe Feyles: "Sapevamo che era un prodotto difficile perché parla alla testa e non alla pancia ma respingo al mittente le critiche, è giusto mettere nel palinsesto la qualità alta, dobbiamo offrire prodotti per ogni tipo di pubblico, non solo quelli ‘larghi' per tutti. Ci abbiamo creduto e l'abbiamo proposta durante le feste. Gli ascolti non sono una sorpresa, per un livello così alto possiamo rinunciare a qualche punto di share, è un ottimo risultato. Perché destinare una serie così solo alla pay tv? La pubblicità era identica, forse verso la seconda parte era più intensa. Il pubblico, come la società, è complesso". Poi aggiunge "Downton Abbey mi ha colpito per la cura. Tanta bellezza è un messaggio per la nostra società, che è sciatta: quella era una società dove la cura della casa e delle persone è centrale. È ciò di cui sentiamo nostalgia. Proporremo anche Downton Abbey 4".

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