Domenica In tra playback e una Francini impacciata, la classe di Pippo non basta
Tra gli appuntamenti più attesi del fine settimana c'era il ritorno di Pippo Baudo su Rai 1 alla conduzione di Domenica In. Da troppi anni caratterizzato da un'affannosa e inutile competizione con Barbara D'Urso, il contenitore domenicale classico di Rai 1 ritorna ad essere animato dai caratteri del varietà, di un ampio utilizzo dell'archivio storico della Rai e del ricordo: per effetto di sintesi, il conduttore ha pensato di ribattezzarla Domenica Intelligente. Da Baudo non ci si attendeva un programma rivoluzionario e, in fondo, il conduttore ha saputo colorare sin da subito il programma col suo garbo proverbiale, oltre alla fama che lo precede. Baudo è una certezza e di certo non si sarebbe lasciato scalfire ad 80 anni da fattori come l'emozione o l'impreparazione.
Ci si aspettava qualcosa in più dalle scelte dietro le quinte, quelle di tipo autoriale, oltre che dai volti che affiancheranno il conduttore in questa avventura stagionale. Non ha sorpreso in positivo Chiara Francini, finalmente chiamata al salto di qualità, che in questa prima puntata è parsa eccessivamente rapita dalla presenza di Baudo, quasi supina alla personalità del conduttore, eseguendo alla perfezione il ruolo di claque, tanti gli applausi comandati durante il corso della trasmissione. L'emozione potrebbe aver giocato brutti scherzi e si capirà la vera pasta dell'attrice nelle prossime settimane. Nota dolente è stata anche l'intervista con Eleonora Giorgi, a causa di un ritmo che sembrava dettato dall'intervistata, più che dagli intervistatori. Il playback, inoltre, è qualcosa che nella tv del 2016 risulta davvero difficile digerire. Il segmento finale con la Mannoia ha avuto un effetto sanatorio, così come il ricordo della finta e stupenda rissa, di cui la stessa Mannoia fu protagonista, inscenata nella Domenica In condotta da Corrado (il vero precursore era lui). Giudizio complessivo rinviato a domenica prossima.
La logica della "nuova" Rai metterebbe i dati d'ascolto di domani su un piano secondario, ma indipendentemente dalla questione numerica resta da capire quale sia il destino di questo spazio televisivo: era stato proprio Pippo nazionale a raccontare come nei progetti dell'azienda, prima della sua chiamata, balenasse l'idea di chiudere Domenica In. E allora il dubbio sulla funzione della presenza rassicurante di Pippo resta: si gettano le basi per un format televisivo che continuerà ad avere queste caratteristiche, o con l'eventuale uscita di Pippo futura (prima o poi accadrà) si ritornerà a scimmiottare Domenica Live?