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C’è troppa pubblicità in tv e poca per l’editoria, il Governo contro la Commissione UE

La Commissione Ue riscrive la Direttiva 13 del 2010 e propone una modifica che vuole, in buona sostanza, cancellare i limiti orari alla pubblicità televisiva. Intanto il gettito del Canone Rai in bolletta potrebbe far sforbiciare la pubblicità, gli investitori potrebbero guardare alla reti private snobbando la carta stampata.
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La Commissione Ue riscrive la Direttiva 13 del 2010 e propone una modifica che vuole, in buona sostanza, cancellare i limiti orari alla pubblicità televisiva, oggi previsti ad ogni ora di trasmissione e che sarebbero sostituiti da un vincolo giornaliero attivo tra le 7 e le 23. Cosa succede? Che questa nuova disciplina permetterebbe di affollare di spot le fasce di maggiore ascolto, vendendoli a prezzi maggiorati. La tv privata si ritroverebbe in una situazione di favore rispetto a quella di Stato e tutto questo porterebbe anche a uno spostamento di risorse pubblicitarie dall'editoria alla tv. Questo è quanto ravvisa il governo italiano che ha scritto alla commissione chiedendo di rivedere la misura.

Il Canone Rai può sforbiciare gli spot

C'è un'altra bozza sul tavolo del governo che ipotizza la possibilità di diminuire gli spot in Rai grazie al gettito che arriva dal Canone in bolletta. È previsto un recupero di almeno 258 milioni di euro, anche se la previsione oscilla fino ai 400 come dichiarato dal ministero per lo Sviluppo Economico. La sforbiciata agli spot arriverebbe da una Concessione statale che sarà approvata entro gennaio del 2017. Anticipata da Repubblica, la Concessione – si legge – "può contenere una interpretazione delle norme di legge che regolano gli spot della televisione di Stato. Le norme di legge stabiliscono che la Rai debba rispettare il 4 per cento di affollamento pubblicitario alla settimana". Ad oggi, la Rai ha superato il 4% sulla prima rete, mantenendosi bassa sugli altri canali. La nuova norma può imporre alla Rai di rispettare tassativamente il 4% su ogni singola rete.

Se la Rai non prendesse più pubblicità, l'investitore riverserebbe tutto sugli altri gruppi concorrenti: Canale 5 e Mediaset in generale, sarebbero i primi beneficiari di questa piccola grande rivoluzione, seguito poi dal web, da Google, Facebook, e ancora Discovery, Sky e La7. Infine gli editori. Ecco perché è stato lanciato l'allarme.

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