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“Amanda Knox”: su Netflix arriva il documentario sull’omicidio di Meredith Kercher

Dal 30 settembre arriva sulla piattaforma di streaming il documentario sul delitto di Perugia, che ricostruisce il caso di cronaca e l’iter giudiziario, con interviste agli stessi protagonisti: la Knox, Raffaele Sollecito (netrambi assolti in via definitiva), il pm Giuliano Mignini, avvocati e giornalisti.
A cura di Valeria Morini
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Già popolarissima per le sue serie tv di alta qualità, la piattaforma Netflix vuole farsi conoscere anche per i suoi documentari autoprodotti. Tra i nuovi arrivi nella versione italiana, sembra destinato a sollevare ampio dibattito "Amanda Knox", disponibile dal 30 settembre e incentrato sull'omicidio di Meredith Kercher, il tristemente noto delitto di Perugia avvenuto nel 2007 e divenuto un caso giudiziario tra i più clamorosi della recente cronaca italiana.

Sulla cupa vicenda sono stati realizzati già due lavori di finzione: il film per la tv "Amanda Knox" con Hayden Panettiere (2011) e "The Face of an Angel" di Michael Winterbottom (2014, liberamente ispirato ai fatti veri). Stavolta, l'approccio di Netflix è quello di una precisa ricostruzione dei fatti attraverso la forma del documentario, con l'intento di esplorare il caso di cronaca senza dare giudizi. Ecco perché intervengono le testimonianze degli stessi protagonisti: Amanda Knox, l'ex fidanzato Raffaele Sollecito, il pubblico ministero Giuliano Mignini, avvocati e giornalisti.

L'omicidio di Meredith Kercher, i processi ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito

La studentessa inglese Meredith Kercher venne assassinata la sera del 1°novembre nell'appartamento di Perugia che condivideva con altri studenti. Per il delitto è stato condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede e sono stati processati con l'accusa di omicidio anche Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati dalla Corte d'Assise di Perugia nel 2009. Successivamente sono stati assolti e scarcerati dalla Corte d'Assise d'appello nel 2011 per non avere commesso il fatto (per la Knox è stata confermata la condanna a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, da lei accusato dell'omicidio e risultato estraneo ai fatti).

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Perugia, il 26 marzo 2013 ha annullato la sentenza assolutoria d'appello e ha rinviato gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze. Quest'ultima, il 30 gennaio 2014 ha stabilito nuovamente la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione. Poi, il 27 marzo 2015, la sentenza definitiva: la quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, affermando la "mancanza di prove" certe e la presenza di numerosi errori nelle indagini, ha annullato senza rinvio le condanne a Raffaele Sollecito e Amanda Knox, che sono stati dunque assolti "per non aver commesso il fatto".

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