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Alberto Gimignani de “La Piovra” accusato di ricettazione di telefonini

L’attore, che attualmente si trova in America, è stato invitato a rientrare subito in Italia. Lo attende un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per ricettazione e riciclaggio di telefonini. Si sarebbe occupato di sbloccare e ripulire la memoria di smartphone rubati e poi rivenduti all’estero.
A cura di Daniela Seclì
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In queste ore, l'attore Alberto Gimignani si è ritrovato tra i nomi presumibilmente coinvolti nell'inchiesta soprannominata "Apple". Secondo quanto riportato dal Corriere, l'accusa sarebbe di ricettazione e riciclaggio di smartphone rubati che avrebbe sbloccato grazie a codici reperiti su internet, e poi rivenduti grazie ad una banda di trafficanti di telefonini. Sembra che il 53enne, conosciuto per aver preso parte a serie tv come La Piovra, Distretto di polizia, Un posto al sole e Ris, sia l'unico italiano, in una vicende che vede coinvolti uomini marocchini, tunisini, cileni, colombiani e algerini. All'alba di ieri, sono scattati gli arresti, per mano dei carabinieri della compagnia Roma Centro. Si parla di un guadagno di circa 60mila euro al mese, ottenuto spedendo in Marocco e Tunisia, casse contenenti 100 smartphone ciascuna.

Alberto Gimignani si trova in America

Alberto Gimignani attualmente si trova negli Stati Uniti. L'attore sta girando un film. Gli investigatori dell'Arma, però, hanno già raggiunto gli avvocati. Il gip Massimo Di Lauro, infatti, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Gimignani. Se dovesse rifiutarsi di tornare immediatamente in Italia, si procederà con una richiesta di arresto internazionale. Sono stati eseguiti 13 arresti. Gli indagati, invece, sono 22. Sulla vicenda, si è iniziato ad indagare nel 2013, a seguito di diverse e numerose denunce di turisti sia italiani che stranieri, che si videro trafugare il telefonino, spesso si trattava di Apple iPhone 5.

I dettagli dell'operazione e il ruolo di Gimignani

I telefoni rubati venivano consegnati al ricettatore marocchino Redouane El Jabrani. Una parte degli smartphone finiva a Porta Portese o a piazza Vittorio, il resto invece partiva per l'estero. Secondo quanto riportato dal Corriere e per motivi ancora da accertare, l'attore si sarebbe occupato di sbloccare i telefoni, che le compagnie telefoniche come da prassi avevano bloccato dopo la denuncia del furto. Inoltre, faceva sì che la memoria tornasse intonsa, cancellando i dati accumulati dai precedenti proprietari. Per fare ciò, avrebbe guadagnato – secondo le stime degli investigatori – circa 2000 euro al mese. Nella sua abitazione a Trastevere, le autorità hanno ritrovato un vero e proprio laboratorio clandestino, atto a manomettere gli smartphone. In un computer, inoltre, sono stati ritrovati i codici Imei dei telefonini rubati. Gimignani, infine, avrebbe anche acquistato in prima persona degli smartphone rubati per poterli poi rivendere.

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