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AfFerrare Giuliano

Sono giorni duri per Qui Radio Londra dove Ferrara, ogni sera, si prodiga in un mea culpa da decifrare e si trova contro chi le colpe non le ha e chi non le ammette. Per comprendere il deficit di ascolti, bisogna provare a capire Giuliano.
A cura di Andrea Parrella
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La sua linea di pensiero rispecchia, negli effetti, la sua fisicità. In un'intervista rilasciata poco prima della sua morte, Mario Monicelli, con l'acume e la brevità che l'hanno sempre contraddistinto, disse degli italiani come di un popolo in attesa perenne di qualcuno che pensasse a risolvergli i problemi. Motivava cosi la parabola berlusconiana. Nell'impantanato e a-programmato stato in cui riversa quello stesso paese, questa affermazione trova la sua veridicità. Giuliano Ferrara c'entra con questo. Quel Qui Radio Londra, destinato secondo voci ad uno spostamento all'orario di pranzo (cosa che Ferrara non accetterebbe, avendo chiesto di essere incorporato nel Tg1 delle 20:00), è nella sua natura in totale sintonia con l'identità indolente cui accennava Monicelli; perché, con un evidente gusto per l'affermazione impopolare, ne incarna i valori con spirito di accettazione, provando a divulgarli. Il concetto è semplice: si è colpevoli, o almeno complici, e non vittime di ciò che accade.

Ferrara è placidamente accomodato in una posizione favorevole, avendo accolto un brutto stato delle cose, in cui tutto scorre lasciandosi incanalare nelle vie di un cronico malcostume. Sa d'essere parte di una grossa maggioranza. L'unica possibilità di divulgazione del berlusconismo non potrebbe che essere la verità e la normalizzazione delle sue origini malsane in termini morali, con troppo superomismo a compensare la totale assenza di idee, di pensare che in politica sia un vincolo averne. E il Giulianone, per motivi suoi, ha accettato questo regredire sul piano intellettuale, cercando di esporlo senza tabù. E' una valida via per l'ammissione di colpa. Non è strano che si ritrovi contro la parte attiva e virtuosa della società civile, quella che a ragion dovuta si strappa i capelli a pensare ci sia qualcuno disposto-a-disporsi in una così evidente genuflessione al potere. Si trova contro anche chi quelle colpe non vuole ammetterle. Ecco la parafrasi dell'audience del suo programma. Ma pensiamo a Ferrara e al pubblico pigro e abulico cui si rivolge; fatta tale associazione mentale, pensiamo alle parole di ieri sera sul ministro Elsa Fornero, di cui ha esaltato il coraggio e la disciplina al rispetto dei propri doveri. Si articolavano su un concetto perno: ha cercato di fare il Possibile. Il messaggio criptato e tangibile è un punto di partenza inderogabile, cioè che esistano dei limiti nel raggio d'azione di questo governo, condizionati da chi l'ha imposto, questi a sua volta condizionato da chi gli abbia dato facoltà di imporre: la base di questa catena non è certo il popolo. Il ministro Fornero è colpevole di aver accettato questi limiti, ma accettarli è condizione imprescindibile per ricoprire quel ruolo.

Sì, è vero, sembrerà assurdo cercare una linea difensiva perorando la causa di questo spirito d'accettazione, ma è la realtà. Le parole di Giuliano Ferrara, ogni sera, indirizzano alle nostre tavole un quesito disarmante: cosa si attende un popolo (di cui lui fa parte) che non è stato capace ad armarsi del diritto di scegliersi un governo, da un governo che non si è scelto? Di fronte a questa domanda la deriva di contestazione populista dovrebbe decadere. Avrebbero facoltà a parlare solo coloro che hanno provato attivamente ad impedire che tutto accadesse, pur non riuscendoci. Non si sa nemmeno se siano pochi, o se siano stati semplicemente incapaci. Che ora si raccolgano i cocci. Forse Qui Radio Londra, con costi diversi, varrebbe la pena continuasse ad esistere, nonostante gli ascolti ridimensionati.

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