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Addio True Detective, la serie cult è stata cancellata

La prima stagione ci ha fatto gridare di eccitazione, la seconda ci ha depresso e annoiato. La HBO ha deciso di fermare la produzione della serie antologica “True Detective”, ma qualcosa di buono resta: sarà difficile dimenticare un personaggio come Rust Cohle e ogni tanto andremo a rivedere quel formidabile piano sequenza con cui si chiude l’episodio 4 della prima stagione.
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"C'eravamo tanto amati" poi "c'eravamo tanto sbagliati", per citare un pezzo cult de Lo Stato Sociale. Così "True Detective", la serie evento del 2014 su cui si sono sprecati fiumi e fiumi d'inchiostro digitale, ci saluta dopo solo due stagioni. La prima, con Matthew McConaughey e Woody Harrelson, aveva fatto gridare di eccitazione critica e pubblico, complice anche l'anno buono del vincitore del premio Oscar per "Dallas Buyers Club". La seconda, con Colin Farrell, Rachel McAdams e Vince Vaughn, non ha convinto nessuno. Anche a guardare i risultati, la parabola è discendente: se il finale della prima stagione riuscì a raccogliere 3.5 milioni di spettatori negli USA, nella seconda non si è arrivati nemmeno a 2.5 milioni e la HBO ha così deciso di fermare tutto.

Del resto, l'abbiamo inserita tra le serie più brutte del 2015, insieme ad altre opere eccellenti (vedi House of Cards 3), proprio perché abbiamo subito avuto l'impressione che lo standard troppo alto fissato con il primo arco narrativo e il carico di aspettative che ne è scaturito, ha subito ingabbiato la seconda stagione. Non è bastato l'hype costruito praticamente su tutto, dalla sigla firmata da Leonard Cohen agli approfondimenti psicologici e alle coperture mediatiche manco fosse il matrimonio dei Reali d'Inghilterra. È un brutto colpo per Nic Pizzolatto che resterà comunque a bordo di HBO per lavorare a nuovi progetti.

Di True Detective ci resta bene impressa l'immagine del male, i continui riferimenti alla letteratura, lo stesso "Re Giallo" non è altro che una citazione alla raccolta di racconti di Robert W. Chambers, e al fumetto – in "The Invisibles" di Grant Morrison. Ci resteranno i monologhi lunghi, bellissimi, cadenzati di un Matthew McConaughey forse ai suoi livelli più alti e ci resterà questo piano sequenza di sei minuti (sic!) che è già storia del cinema.

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